Nuova Via della Seta. Gasparri, subito confronto in Parlamento. Fi presenta mozioni e risoluzioni

di Marilena D'Elia
Pubblicato il 14 Marzo 2019 - 12:40| Aggiornato il 1 Agosto 2019 OLTRE 6 MESI FA

Roma- “Non bastano le rassicurazioni. Sulla vicenda italo-cinese serve un confronto immediato e chiaro in Parlamento. Niente firme senza una trasparenza totale. Per questo Forza Italia ha presentato, anche in vista delle scadenze dei prossimi giorni, mozioni e risoluzioni per chiedere un momento di verità e di chiarezza al Senato della Repubblica.”

Si esprime così il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri a proposito delle trattative Italia Cina per la Belt & Road Initiative (BRI), meglio nota come Nuova Via della Seta . Il 21 marzo, inoltre, il leader cinese Xi Jinping sarà a Roma con i massimi rappresentanti della Cina e si appresta la scadenza del vertice Europa-Cina del 9 aprile.

La Belt & Road Initiative consiste nella creazione di due corridoi di transito: uno terrestre (One Belt) attraverso l’Asia Centrale e uno marittimo (One Road) attraverso l’Oceano Indiano e l’Africa, per unire la Cina con l’Europa. Prevede dei collegamenti fisici tramite costruzione di infrastrutture e un’area di cooperazione politica ed economica che vede la Cina  attore principale.Raggiungere più facilmente nuovi mercati è certamente una ottima occasione per l’Italia, ma le opportunità hanno come sempre anche dei rischi ed è importante riconoscerli nel progetto cinese.

Infatti, il senatore forzista focalizza proprio su questo aspetto:

“Apertura agli scambi commerciali, presenza dell’Italia su tutti i mercati, ma no a una subordinazione che ci sta isolando dal contesto internazionale.Non bastano generiche parole rassicuranti, serve quell’immediato confronto in Parlamento che Conte nega. Ci possono essere vantaggi commerciali ma anche rischi di una vera e propria colonizzazione economica. Silvio Berlusconi ha denunciato in queste settimane con chiarezza e con forza il rischio di una egemonia cinese su molti mercati europei, a cominciare da quello italiano. L’intesa che il governo Conte vorrebbe firmare è dai contenuti ignoti e potrebbe vincolare l’Italia a lungo. Bisogna parlarne alla luce del sole con un confronto parlamentare che preceda ogni tipo di firma o di decisione in materia.”

E a proposito dell’utilizzo dei nostri porti, ricordiamo che Genova e Trieste sono tra le “mire” dei cinesi come posti di transito che farebbero risparmiare moltissimo rispetto alle vie di terra, Gasparri dice ancora:

“Dobbiamo difendere non soltanto le nostre telecomunicazioni, ma anche i nostri porti e tutte le nostre infrastrutture strategiche. Una politica in ginocchio davanti al colosso cinese condanna l’Italia alla subalternità e alla colonizzazione politica ed economica.”

Gli Stati Uniti non sono favorevoli a tale accordo con la Cina e dalla UE è arrivato un monito che il senatore forzista condivide:

“Una volta tanto l’Europa potrebbe avere ragione. Dalla UE stanno venendo dei richiami all’Italia che si accinge, con troppa superficialità, con il governo Conte, a firmare un memorandum con la Cina. Le autorità europee ricordano la scadenza del vertice Europa-Cina del 9 aprile prossimo ed hanno necessità che vengano rispettati degli standard economici, commerciali e soprattutto in materia di diritti”.

Le forze politiche di opposizione chiedono chiarezza e invocano un passaggio parlamentare e molto perplessa è Forza Italia al punto che Silvio Berlusconi, famoso per il suo coraggio imprenditoriale, ha parlato di possibile egemonia cinese.E in merito al comportamento commerciale della Cina, Gasparri ricorda:

“Noi assistiamo alla concorrenza sleale nel continente europeo di imprese pubbliche cinesi, che spesso ricorrono al dumping, attuando una concorrenza sleale che possono permettersi vista la loro grande dimensione economica. La Cina inoltre non garantisce il rispetto dei diritti umani al suo interno e non rispetta gli accordi in materia di clima, contribuendo in maniera catastrofica all’inquinamento del pianeta.”

Gasparri conclude:

“Bisogna discutere davanti al Paese, tutelando gli interessi italiani e raccordando le nostre politiche con quelle europee e con quelle del sistema occidentale, compresi ovviamente gli Stati Uniti. Non possiamo essere strumento di una egemonia cinese che si proietta sull’Italia e sul resto del mondo. Silvio Berlusconi è stato molto chiaro a riguardo.”

Quando parliamo di Nuova via della Seta vengono i mente gli scambi dell’antichità nei grandi spazi euroasiatici, carovane che attraversano Siria, Iran e Asia Centrale, il commercio tra il bacino del Mediterraneo e la Cina. 

Ma mentre nella Vie della Seta di Marco Polo l’Italia era  polo di partenze e di arrivi, nella Nuova Via della Seta l’Italia rischia di rimanere in secondo piano perché l’Italia non è più l’Impero Romano e Roma non è più la destinazione finale della seta.

L’attore e protagonista della BRI è infatti la Cina, che vuole incrementare il suo commercio con l’Europa soprattutto per esportare la sovraccapacità produttiva cinese. Non a caso gli economisti hanno ribattezzato il XXI secolo come il ‘secolo cinese’: negli ultimi trent’anni la Cina ha registrato una rapidissima modernizzazione e vertiginosi ritmi di crescita da miracolo economico.