Processo breve, Alfano: “I magistrati fanno cadere le braccia”

Pubblicato il 21 Gennaio 2010 - 16:41 OLTRE 6 MESI FA

I magistrati fanno «cadere le braccia» al ministro della Giustizia Angelino Alfano.  Il giorno dopo il sì del Senato al Processo Breve, Alfano risponde seccamente alle proteste dell’Associazione Nazionale Magistrati che, per bocca del segretario nazionale Giuseppe Cascini, ha parlato di «resa dello Stato di fronte alla criminalità».

Dichiarazioni che non sono piaciute al ministro che parla di «plateali mistificazioni».  «I magistrati – ricorda il Guardasigilli all’Ansa – devono applicare la legge perchè soggetti non al governo nè al ministro, ma alle leggi del Parlamento, che esprime la sovranità popolare, la stessa in nome della quale i giudici emettono le sentenze. Non ci sono sovranità maggiori o minori».

«Mi cadono le braccia», ha detto il Guardasigilli: «Una cosa è che talune affermazioni giungano dalle opposizione, ben altra cosa è che a pronunciarle siano i rappresentanti della magistratura». «L’Anm – sostiene Alfano -non può non sapere che il processo a data certa per la criminalità organizzata dura dieci anni, a cui si aggiungono quelli delle indagini che a loro volta hanno tempi più lunghi rispetto ai reati minori. Stiamo dunque parlando di 13-15 anni».

«E poi – aggiunge Alfano – che tristezza parlare di resa alla criminalità organizzata proprio mentre il governo il Parlamento portano avanti una legislazione di contrasto alla mafia. Proprio mentre si trovano soluzioni per i vuoti nelle sedi sgradite ai magistrati e mentre esponenti della magistratura ricevono minacce, i rappresentanti dell’Anm cosa fanno? Parlano di resa alla criminalità? Ma si rendono conto di che immagine danno della magistratura?».

Oltre al sindacato dei magistrati, infatti, protesta anche il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani che, oltre a preannunciare «battaglia alla Camera» parla di una «macchia indelebile».  Per il leader del Pd, infatti, «al Senato si è fatta la cosa peggiore che si poteva fare, ovvero distruggere la possibilità di giustizia per centinaia di migliaia di persone e cancellare centinaia di migliaia di processi per salvare una persona sola».

Il provvedimento scatena anche la protesta di parte della società civile. La versione online del quotidiano La Repubblica, nell’edizione di giovedì 21 gennaio, inaugura uno spazio dedicato proprio alle proteste dei lettori: una striscia, in alto, immediatamente sotto la testata. E piovono i commenti: quelli prevedibili come«tanti italiani perderanno il diritto ad avere giustizia», quelli apocalittici tipo «se i mafiosi andassero a casa, quante persone resterebbero al governo?» fino al classico e realista: «sono più che indignato, disgustato, era meglio lasciargli fare l’immunità per uno piuttosto che far trionfare l’illegalità e l’ ingiustizia per tanti». Ma c’è anche chi scrive con amara ironia: “Sono sfinita, ho già iniziato ad occuparmi d’altro, Clooney e la Canalis…”. E chi conclude e chiosa: “Giusto finale per le celebrazioni di Craxi”. Chi spera in referendum abrogativo e chi se la prende con l’opposizione chiedendogli di essere presente in massa alla Camera e non fare come con lo Scudo Fiscale…