Processo Ruby. Boccassini: “Si prostituiva, Berlusconi sapeva”

Pubblicato il 13 Maggio 2013 - 12:18 OLTRE 6 MESI FA
ruby berlusconi boccassini

Ilda Boccasini

MILANO – Processo Ruby. Boccassini: “Si prostituiva, Berlusconi sapeva”. Nella requisitoria Boccassini elenca circostanze, testimonianze, intercettazioni, i “mattoni probatori” attraverso i quali ricostruisce le serate del bunga-bunga smontando una linea difensiva anticipata in prima serata su Canale 5. Le allegre serate danzanti ad Arcore diventano un postribolo, essendo il luogo deputato all’organizzazione di un sistema prostitutivo”, il luogo dove convergevano le ragazze sedotte dal “sogno negativo italiano”, la prostituzione quale scorciatoia per arrivare in tv, per fare denaro facile.

“Ruby si prostituiva”. La sobria, neo-mamma che nega di essersi mai prostituita a beneficio di telecamere, Ruby, era invece notorio facesse la vita (“troia”scrive la Polanco accanto al suo numero di telefono). Ruby, secondo la versione Canale 5, non mente su Berlusconi ma mentiva sulla sua età: Boccassini dichiara provato come tutti i personaggi coinvolti sapessero che fosse minorenne (da Fede a Polanco, da Pasquino a  Nicole Minetti).

La prostituzione minorile. Se dubbi o perplessità fossero rilevabili a proposito della fattispecie di reato, la prostituzione minorile contestata a Berlusconi, Boccassini argomenta come proprio un governo guidato da Berlusconi abbia voluto estendere importanza e maggiori prerogative d’investigazione: Berlusconi è imputato, secondo il pm, in ragione delle modifiche introdotte dal Berlusconi legislatore.

“Prima di entrare nel merito delle imputazioni – ha detto Ilda Boccassini – volevo ribadire l’importanza della tutela del minore al punto che sono intervenute due leggi importanti, una nel febbraio 2006, la numero 38, e l’altra nel marzo del 2008, volute dal governo Berlusconi”.

Rispetto alla gravità di fatti gravi di violenze ai minori, e allo spirito delle leggi introdotte, come si fa anche solo ad immaginare un’attenuante come l’ignoranza della vera età del minore, ragiona Boccassini. Ma in ogni caso, per il pm, al di là di ogni ragionevole dubbio, Berlusconi sapeva che Ruby era minorenne. Si è chiesta retoricamente Boccassini a un certo punto:

Possiamo credere che una persona che ha dedicato la sua vita e il suo credo a Berlusconi come Emilio Fede, non gli abbia detto che Ruby era minorenne?

Meno retoricamente Boccassini stabilisce l’esatta natura di rapporti e transazioni che intercorrevano tra l’ex premier e la diciassettenne:

Ruby aveva da Berlusconi direttamente quello che le serviva per vivere in cambio delle serate ad Arcore.

Nicole Minetti, cui Boccassini dedica una battutina velenosa, a proposito del suo doppio lavoro Consiglio regionale/gestione Olgettine (quale dei due sarà “più invasivo”?) è il tramite per introdurre e spiegare il secondo capo di imputazione: la concussione contestata a Berlusconi con la quale ha premuto per sottrarre la custodia della minore Ruby dal controllo delle autorità (il Commissariato, la polizia, i servizi sociali).

“La nipote di Mubarak balla colossale, mi vergogno a parlarne…” Parole ancora di Boccassini, a proposito dell’identità misconosciuta di Ruby e dell’intero castello di menzogne e pressioni, attraverso i quali, secondo la ricostruzione del pm, si sostanziano le prove a carico di Berlusconi nella presunta concussione.

Una notte in Questura, che in altre circostanze sarebbe stata di routine, si trasforma nel canovaccio di una storia surreale. Una ragazza, Karima, è portata in Questura, c’è su di lei una denuncia di furto da parte di Caterina Pasquino che la ospita in casa sua. Quando il pm Fiorillo le chiede cosa fa per vivere, la ragazza, marocchina domiciliata in Sicilia, risponde, “la danzatrice del ventre”. E’ il primo campanello d’allarme sulle reali attività di Karima, nota Boccassini.

Il pm dispone l’affidamento in comunità e finché non si trova un posto è trattenuta in Questura per la notte. Fin qui tutto regolare, fino alla girandola di telefonate  (Pasquino telefona a tutte le Olgettine) che inducono il presidente in Consiglio a telefonare al capogabinetto della Questura Pietro Ostuni,  a cui rappresenta il problema di una ragazza “nipote di Mubarak”. La quale deve essere posta in “affido”, termine che il pm Boccassini interpreta come rivelatore: Berlusconi sapeva che la ragazza era minorenne, dato che “non si possono dare in affido persone di 30 o 45 anni”.