“Reddito di avviamento al lavoro”, l’alternativa di Salvini a quello di cittadinanza M5S

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Marzo 2018 - 09:28 OLTRE 6 MESI FA
Salvini sfida Di Maio con il "reddito di avviamento al lavoro"

“Reddito di avviamento al lavoro”, l’alternativa di Salvini a quello di cittadinanza M5S

ROMA – Dalla Lega è giunta una controproposta rispetto al tema del reddito di cittadinanza dei 5 Stelle: si chiama “reddito di avviamento al lavoro”, come anticipato per sommi capi dallo stesso Salvini, si tratta di una specie di sussidio ponte in attesa di trovare un nuovo lavoro.

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“Loro vogliono dare 6-700 euro a chi sta a casa, noi ridurre le tasse a chi lavora. Se uno è in difficoltà, posso dargli un prestito per aiutarlo a trovare lavoro”, ha teorizzato il leader leghista: una alternativa al reddito di cittadinanza che può valere sia come approccio per giungere a un compromesso programmatico con i 5 Stelle, sia come sfida agli stessi grillini in caso di rapido ritorno alle urne.

La proposta del “reddito di avviamento al lavoro” è stata elaborata da Armando Siri, neo senatore della Lega e teorico della flat tax. Siri ne ha parlato a Radio Padania. “Per noi il reddito di cittadinanza non esiste – dice Siri riferendosi al programma del M5S – la nostra proposta funziona sostanzialmente come il prestito d’onore ed è una risposta a chi si trova in situazione di disagio. Chiaramente non si tratta di assistenzialismo. Il reddito di avviamento al lavoro che abbiamo studiato è un prestito a tasso zero: il primo anno coperto al 50% dallo Stato, il secondo anno per il 30%, il terzo totalmente a carico del cittadino”. Secondo l’esponente della Lega, si tratta di una “misura pensata per risolvere un disagio” ma “non è un avvicinamento politico ai 5 Stelle”.

«Se si usa il beneficio integralmente per tre anni la rata sarà di circa 75 euro al mese», chiarisce Siri. Il costo stimato della misura è di 11,5 miliardi complessivi: 7 il primo anno e 4,5 il secondo. Per diluire l’impatto in termini di gettito la Lega ipotizza il recupero del contributo pubblico sotto forma di credito d’imposta in 20 anni per 575 milioni l’anno. (Manuela Perrone, Il Sole 24 Ore)