Roccaforte del Greco, niente sindaco. Votano in 54 su 522. Veto di ‘Ndrangheta?

Pubblicato il 31 Maggio 2013 - 08:56 OLTRE 6 MESI FA
Roccaforte del Greco

Roccaforte del Greco

ROMA – Si chiama Roccaforte del Greco ma per i suoi abitanti è Vunì, il nome in dialetto Greco-Calabro. E’ un paese di 525 anime in provincia di Reggio Calabria. E non ha un sindaco. Non ce l’ha dal 2011, dopo che la precedente giunta è stata sciolta per mafia ed è arrivato un commissario e non ce l’ha neppure oggi, dopo le elezioni comunali.

Quorum non raggiunto. Alle urne, racconta Conchita Sannino su Repubblica, sui 522 che avevano diritto si sono presentati solo in 54. Il 10% scarso e addio quorum minimo per avere un sindaco. Non che ci fosse ampia rosa di aspiranti sindaci, Il candidato era soltanto uno: Giuseppe Minnella, 30 anni, della Fiamma Tricolore. Candidato indigesto in un Paese che quando ha avuto un sindaco di “destra” era del Psi e quando l’ha avuto di sinistra era del Pci.

Il sospetto, però, è che dietro quei 54 votanti su 522 e dietro la candidatura unica ci sia la mano della ‘Ndrangheta. Sospetto non di Conchita Sannino ma di quegli investigatori che per tre volte hanno sciolto il Comune per ‘Ndrangheta: “Non potendo votare uno dei loro non hanno votato”.

Ma è davvero così? In paese, scrive Sannino,  raccontano una verità diversa:

“Ma se non votano a Roma è normale sfiducia, e qui invece diventa un ordine di mafia?” (…) 

E sul candidato unico giudizio chiaro

 “Non potevamo votarlo, quello. Siamo sempre stati di sinistra, qui”. Già: qui, dove si porta il lutto di agguati feroci e si campava senza pagare tasse. Dove negli anni Novanta si scatenò la terribile faida di Roghudi, quasi 50 morti tra il clan Zavettieri e quello dei Pangallo-Maesano-Favasuli. Dove una notte affondarono il tetto di una casa con una bomba di ‘ndrangheta solo per stanare Antonino “Chiumbino” Pangallo, ma colpirono il fratello e accecarono sua madre. E tutto quel sangue – saldato alla fine dalla mediazione dell’astutissimo Peppe Morabito, il boss “Tiradrittu” – per colpa della mancata elezione di uno ‘ndranghetista come dodicesimo consigliere comunale a Roccaforte. Era il giugno ’92. Ventun anni dopo, il divorzio tra loro e lo Stato è compiuto.