Ruby, la difesa di Ghedini: “Berlusconi leader di spicco, merita le attenuanti”

Berlusconi
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MILANO – Berlusconi è un “personaggio di spicco”, un “leader politico”, “presidente del Consiglio in quattro governi”. Per questo merita almeno le attenuanti nel processo Ruby. E’ la linea difensiva del ricorso contro la sentenza di primo grado sul caso Ruby presentata dagli avvocati di Berlusconi, Piero Longo e Niccolò Ghedini. La sentenza ha condannato il leader di Forza Italia in primo grado a 7 anni per prostituzione minorile e concussione, ovvero un reato contro la pubblica amministrazione commesso proprio in qualità di premier.

Il ricorso è stato depositato lo scorso 2 gennaio nella cancelleria del Tribunale di Padova (i due legali appartengono al Foro della città veneta) ed è stato trasmesso nei giorni scorsi a Milano. I difensori non solo contestano nel merito, punto per punto, le accuse che hanno portato alla condanna, ma lamentano anche il fatto che al leader di Forza Italia non siano state concesse le attenuanti, malgrado il ‘peso’ politico che ha avuto negli ultimi vent’anni. Per il ruolo ”pubblico rivestito per quasi un ventennio”, scrivono i difensori, ”come presidente del Consiglio in quattro governi e come personaggio politico di spicco” Berlusconi merita per i legali quantomeno le attenuanti generiche. E anche ”l’età dell’imputato, che ha compiuto 77 anni” è una circostanza ”di altissimo pregio ai fini sia della quantificazione della pena finale sia della concessione delle attenuanti generiche”.

Quasi 450 pagine per spiegare ai giudici di secondo grado che l’ex premier non ha mai compiuto ”atti sessuali a pagamento” con l’allora 17enne Karima El Mahroug. E per sostenere che i soldi che le ha dato erano solo un ”aiuto economico a un soggetto in difficoltà” e che quando l’allora presidente del Consiglio telefonò in Questura, la famosa notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, fu per una ”mera richiesta di informazioni”, mentre Nicole Minetti venne mandata là solo ”per agevolare l’identificazione” della ragazza, che lui credeva davvero fosse la nipote di Mubarak. E’ l’atto di impugnazione con cui Silvio Berlusconi chiede alla seconda sezione penale della Corte d’Appello di Milano di essere assolto con formula piena da quelle accuse di concussione e prostituzione minorile che, lo scorso giugno, gli sono costate una condanna a 7 anni di carcere in primo grado. Una sentenza pronunciata da un Tribunale che, secondo la difesa, si è comportato ”quasi” come un ”veggente”.

Passando alle contestazioni, secondo la difesa, ”non vi è alcuna prova agli atti che” Ruby (tutti erano ”convinti” che fosse maggiorenne) ”sia stata destinataria di ingenti somme di denaro, salvo quelle accertate nel processo con causale di mera liberalità a titolo di aiuto”. Soldi che, secondo i difensori, non sono certo serviti ”per ‘comprare la teste’, nemmeno con la ipotizzata ma non provata promessa di ricompensa per fare la pazza”.

Per i giudici del processo ‘gemello’ a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, invece, il Cavaliere deve rispondere di corruzione in atti giudiziari sia per il denaro corrisposto alla marocchina che alle altre ragazze-testimoni, ‘stipendiate’ con 2.500 euro al mese. E mentre l’inchiesta cosiddetta ‘Ruby-ter’ sta per prendere il via e coinvolgerà una quarantina di persone, tra cui gli stessi Ghedini e Longo, i due legali hanno voluto sottolineare nell’atto che nell’ormai noto ‘misterioso’ incontro, datato 6 ottobre 2010, tra l’avvocato Luca Giuliante e la giovane marocchina ”non risulta affatto né per prova diretta né per prova indiretta che l’imputato si sia attivato per attuare il supposto inquinamento delle prove”. E l’ipotesi che Ruby ”abbia mentito” negando i rapporti sessuali con l’ex premier ”è fondata su mere illazioni non supportate da validi elementi di prova”.

In più la condanna per concussione per costrizione ”si dimostra del tutto sconnessa dalla realtà probatoria e non trova nessun riscontro nelle dichiarazioni rese a dibattimento dai funzionari di Polizia”. Il Tribunale anzi, secondo la difesa, sul punto ”si improvvisa più che psicologo quasi veggente andando ben oltre le dichiarazioni di Ostuni (capo di gabinetto della Questura di Milano, ndr) e affermando che la prova della costrizione si rileva nella certezza che il funzionario si sarebbe sentito” costretto a rilasciare la ragazza dopo la telefonata dell’ex premier. Il processo d’appello per Berlusconi dovrebbe partire in primavera. Intanto, sia Mora che Fede hanno presentato ricorso in appello per il ‘Ruby 2’ ed è atteso anche quello di Minetti. Le serate ad Arcore – è la linea di difesa di Mora – potevano ”presentare numerosi aspetti di immoralità e squallore” ma erano solo ”la base e l’occasione di tutta una fase di conoscenza reciproca e di creazione di vincoli di simpatia o empatia fra le parti in gioco”. Nel ‘Ruby bis’ ha fatto appello anche la Procura Generale perché in primo grado ai tre imputati non sono state applicate le sanzioni pecuniarie.

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