Salvini, da Capitano a solo contro tutti: Di Maio lo molla su spread e tangenti, la realtà su porti chiusi e sicurezza (foto Ansa) Salvini, da Capitano a solo contro tutti: Di Maio lo molla su spread e tangenti, la realtà su porti chiusi e sicurezza (foto Ansa)

Salvini, da Capitano a solo contro tutti: Di Maio lo molla su spread e tangenti, la realtà su porti chiusi e sicurezza

Salvini, da Capitano a solo contro tutti: Di Maio lo molla su spread e tangenti, la realtà su porti chiusi e sicurezza (foto Ansa)
Salvini, da Capitano a solo contro tutti: Di Maio lo molla su spread e tangenti, la realtà su porti chiusi e sicurezza (foto Ansa)

ROMA – Se il suo scopo era terremotare ogni spazio e ambito politico disponibile Salvini è riuscito nell’intento, se voleva recuperare un po’ del consenso perduto con il caso Siri lo vedremo il 27 maggio, ma intanto non si può non registrare come politica, istituzioni e opinione pubblica abbiano cominciato davvero a prendergli le misure, fino a stendere un vero e proprio cordone sanitario sulle sue, diciamo, così intemperanze, dallo spread ai migranti, dalla sicurezza a Napoli e non solo alla nuova Tangentopoli targata centrodestra per finire alle relazioni pericolose con fascismi vecchi e nuovi.

Il ministro dice di fregarsene dei vincoli su deficit e debito, spara che sforerà rispettivamente il 3 e il 140% e, all’unisono Banca d’Italia, Mef, presidente del Consiglio, Di Maio, i diversamente sovranisti come l’austriaco Kurtz, gli intimano in pratica di raccontarla a qualcun altro. L’alleato 5 Stelle è quello che fa più rumore, l’incantesimo s’è spezzato, oggi Di Maio rivendica posizioni agli antipodi dell’euroscetticismo militante di cui è stato fiero interprete: “Il M5s non voterà mai una legge di bilancio per aumentare il debito pubblico”.

Sui migranti, sulla retorica dei porti chiusi, Salvini ogni giorno deve alzare l’asticella dello scontro perché i fatti si incaricano di smentirlo e i giudici proseguono a chieder conto della mancata accoglienza dei naufraghi, come succede ancora in queste ore con la procura di Catania che ha sentito il suo capo di gabinetto al ministero. Ministero che frequenta assai poco, stando all’agenda dei suoi spostamenti settimanali: “Posso fare il ministro anche da Marte”, dice per uscire dall’angolo, ma intanto anche i 5 Stelle, oltre alla Corte dei Conti, gli fanno le pulci sull’uso disinvolto dell’aereo blu per tagliare nastri e fare comizi. 

A Napoli è la realtà stessa a metterlo sotto processo: alla commozione per la vicenda della piccola Noemi cui la camorra ha sparato in mezzo alla strada, oggi fa riscontro non una spettacolare operazione di Polizia, ma un altro agguato, stavolta al pronto soccorso, un uomo ha sparato nel mucchio per eseguire una vendetta.

Quanto a Siri prima, al sindaco di Legnano poi, Di Maio ha dovuto evocare il ritorno di una nuova Tangentopoli, “qui spuntano mazzette ovunque”. ha dichiarato. E sui rapporti con Casapound, sulla tolleranza zero sulle occupazioni abusive a seconda della targa ideologica? Sulla censura intimidatoria che consente ai pompieri di salire sui balconi a staccare striscioni contro, ad anonimi funzionari provinciali di sospendere la prof che non vigila sull’antifascismo dei suoi studenti? Da Roma a Milano, da Torino a Palermo sono scattate le “balconiadi”, una sfida aperta al ministro dell’Interno a staccare tutti gli striscioni se ci riesce: “I nostri balconi più alti dei tuoi muri”.

 

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