Scuola in Dad: 10 o 70%. Qualcuno mente. Ministro o presidi e giornali? Scuola in Dad: 10 o 70%. Qualcuno mente. Ministro o presidi e giornali?

Scuola in Dad: 10 o 70%. Qualcuno mente. Ministro o presidi e giornali?

Scuola, quanta scuola in questi giorni è realmente in cosiddetta Dad (didattica a distanza) e quanta scuola invece si svolge in presenza, con alunni e prof in classe? Dovrebbe essere una domanda dalla risposta relativamente semplice, magari alla grossa ma il conto di quanta Dad e quanta Presenza dovrebbe essere agevole. Invece si assiste al vertiginoso spettacolo del ministro dell’Istruzione, Bianchi, che espone bilancio e percentuale scuola in dad sostanzialmente al 10 per cento e al contrario numerosi presidi (dirigenti scolastici) che dicono dad al 70 per cento.  E ancora più numerosi giornali che rappresentano una scuola desertificata di presenza di alunni e prof.

Tra 10 e 70 per cento c’è di mezzo un mare

Sembra, pari pari, quando organizzatori, polizia e mass media forniscono i numeri dei partecipanti ad una manifestazione politica o ad uno sciopero. Centomila dicono gli organizzatori, diecimila la Questura, centomila stampano i giornali e titolano i Tg. Nessuno conta davvero, si va ad occhio…convenienza. Se alla propria causa o tesi conviene un numero alto…Se alla propria causa o tesi conviene un numero basso…La stampa seguirà, con la sua naturale tendenza al gonfiaggio. Ma tra 10 e 70 per cento c’è di mezzo un mare, anzi un oceano. Il divario è così enorme da configurare due mondi non diversi ma opposti. In un mondo il 90 per cento va a scuola, nell’altro solo il 30 per cento. Qualcuno mente, anche se forse di mentire non sa.

Ministero numeri arretrati?

Tesi Ministero si sbaglia. Asl non comunicano in tempo reale e quindi Istruzione non sa davvero quanta Dad. Possibile, ma alla lunga i dati dovrebbero arrivare e comunque non è da oggi che il divario tra le previsioni-allarmi e bilanci ufficiali è voragine.

Sindrome del non si può

Tesi mondo scuola gonfia e, soprattutto, mischia: monitorare casi di positività, gestire la onerosa componente burocratica relativa, interfacciare con Asl che non reggono il compito. far da vigili urbani tra tamponi e fino ad ieri anche certificati, stare in mezzo a prender colpi dalle diverse ondate di opinione delle singole famiglie, cercar supplenti, difendersi dalle astuzie dei pur pochi prof no vax…Tutto questo mette i dirigenti scolastici e gli stessi prof nel pieno della sindrome del non si può, del non ce la facciamo. 

Politica (e informazione) cattive maestre

Da anni sono entrambe cattive maestre, sia la politica che l’informazione. Da anni praticano entrambe ed entrambe prediligono il format comunicativo della sceneggiata. Chiunque abbia un problema o un fastidio si dichiara regolarmente “in ginocchio”. Eppur tutti camminano. La regola è lamentarla grossa, molto più grossa di quello che è perché la convinzione è che, più la lamenti grossa, più qualcosa ottieni. Senza poi contare che un lamento grosso e quotidiano leva di torno il peso del farsi carico e responsabilità. Senza sceneggiate e divari vertiginosi tra cifre opposte e invece con un po’ di semplice verità: molti (non tutti) dirigenti scolastici e quasi tutti i sindacati scuola (non tutti i prof) preferiscono scuole chiuse e non in presenza mentre invece il governo (non tutti i partiti) ritiene la scuola aperta e in presenza qualcosa di non dissimile per il paese da ospedali aperti e trasporti funzionanti. Il divario, enorme, è culturale, politico e sociale. Non c’è bisogno di gonfiarlo con i numeri.

 

 

 

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