Simone Uggetti: essere Di Maio o Toninelli, questo il problema…

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 31 Maggio 2021 - 10:16 OLTRE 6 MESI FA
Simone Uggetti: essere Di Maio o Toninelli, questo il problema...

Simone Uggetti: essere Di Maio o Toninelli, questo il problema… (Foto d’archivio Ansa)

Simone Uggetti nel 2016 era sindaco di Lodi ma soprattutto era secondo anima e cuore e testa e istinto del MoVimento (allora amava chiamarsi così) uno della Casta, variante Pd, variante pessima secondo anima e cuore e testa e istinto di M5S.

Simone Uggetti nel 2016 viene indagato e accusato di turbativa d’asta in relazione alla costruzione di una piscina. Si fa una decina di giorni di carcere e un mese circa di domiciliari. M5S tutto fa di Uggetti la prova provata della Casta marcia, fa di Uggetti il manifesto esempio della Casta marcia, fa di Uggetti marcio il moltiplicatore di voti della sua campagna elettorale.

Al grido “la gente lo vuole” M5S mette in pubblica gogna Simone Uggetti e tutti suoi compari. M5S in quella tornata delle amministrative non va niente male, andrà alla grande alle politiche del 2018 (circa il 33 per cento dei voti) grazie alla instaurazione di generale e permanente gogna anti Casta, massimamente variante Pd.

Poi succede, cinque anni dopo, che Simone Uggetti venga assolto perché “il fatto non sussiste” e succede mentre M5S è parte della maggioranza di governo con il Pd, dopo aver in precedenza fatto con il Pd l’alleanza del governo Conte-Due.

Di Maio si scusa per la gogna a Uggetti, Toninelli si dispiace per l’assoluzione

A questo punto shakespeariano bivio per M5S: esser Di Maio o Toninelli? Di Maio pubblicamente si scusa per l’uso della “gogna” come strumento di azione e propaganda politica. E dice mai più. Toninelli si rammarica pubblicamente e pubblicamente diffida dell’assoluzione e non gli passa neanche per l’anticamera del cervello che ci siano state gogne da mai più ripetere.

Gogna? Ma quando mai, solo sacrosanta indignazione e mobilitazione. Di Maio o Toninelli, dove batte il cuore e cosa dice la testa a M5S? Dicono alcuni che di M5S ormai ce ne siano due, quello che nella gogna si esalta e quello che della gogna si vergogna.

Chi è senza peccato giustizialista…

M5S, certo. Ma il Pd stesso negli anni, anzi decenni, non è che non sia stato tentato, tentato e conquistato, dal fascino e dalla pratica dell’agire politico e propagandistico per interposta attività giudiziaria. Certo la modalità del Pd è stata diversa, la gogna meno sguaiata, il tutti in galera meno parossistico.

Però l’idea della piazza pulita per via giudiziaria è dentro l’anima e il cuore e pure la mente di buona parte dell’elettorato Pd. Il Pd non organizza gogne ma campagne per la legalità, talvolta quando si tratta di politici altrui il confine diventa sottile, perfino evanescente. Fa lo stesso la Meloni con il suo montante Fratelli d’Italia che facilmente si indigna e chiama a pubblico disprezzo (gogna?) il politico o amministratore indagato (se e solo se è di altro schieramento).

Nel suo piccolo fa lo stesso Leu, nel suo grande ha fatto sempre lo stesso la Lega, perfino Forza Italia qualche volta si è trovata a chiedere la certezza della pena politica molto prima e anche senza un processo e una condanna.

Finché la gogna porta voti…

Fino a che la gogna porterà voti la tendenza Toninelli resterà abbondantemente praticata. Porta davvero voti la gogna pubblica con tanto di pubblico che plaude e incita? A giudicare dai talk-show politici decisamente sì. Ma non è un buon rilevatore una comunicazione che, ad esempio, annuncia da dodici mesi ogni mese una rivolta sociale e continua ad annunciarla mentre l’economia reale riparte.

Dopo 30 anni da Mani Pulite la gogna come strumento alla grande di grande propaganda voti direttamente non li porta più. Funziona, è invece in atto una sorta di equilibrio della gogna: ciascuno mette quando capita e può e come sa e usa alla gogna l’altro. Non ne vengono voti, non se ne perdono. Non è un disarmo dalla gogna, è il pareggio delle gogne.

Di Maio ha se non proposto immaginato una sorta di disarmo unilaterale che parta da M5S. Onore al merito. A parole gli daranno tutti ragione conforto, tranne i Toninelli di ogni partito e fazione (che non sono pochi). In campagna elettorale, quando sarà per le ammnistrative di autunno e poi per le politiche) saranno poi in tanti a mostrare di aver perso magari un po’ di pelo ma non certo il vizio.