Terremoto: il governo rassicura sui fondi ma è polemica sulle tasse

Pubblicato il 8 Luglio 2010 - 19:53 OLTRE 6 MESI FA

Ancora polemiche il giorno dopo la manifestazione degli aquilani a Roma che in cinquemila sono andati anche sotto Palazzo Grazioli per protestare contro la decisione del Governo di far pagare le tasse ai terremotati, a differenza di quanto è accaduto in passato per chi un terremoto l’ha vissuto in Umbria, Marche e Molise. Secondo il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ”la ricostruzione spetta agli enti locali, al Comune e alla Regione: il Governo doveva dare i finanziamenti, cosa che è stata fatta finora”.

Gli fa eco il presidente della Regione Abruzzo, nonchè commissario alla ricostruzione, Gianni Chiodi, che ricorda che al momento ”ci sono 1,7 miliardi di euro pronti da spendere, a fronte di 371 milioni di euro spesi fin qui”. ”E’ fuori di dubbio – continua Chiodi – che i fondi ci sono. E’ altrettanto fuori dubbio che la zona franca è stata fatta e con più soldi, così come la sospensione dei mutui con l’Abi, la rateizzazione in 10 anni delle tasse, e la ricostruzione ovunque meno che nei centri storici”.

Nessuno però parla dell’argomento spinoso delle tasse, quelle che dallo scorso primo luglio gli aquilani sono costretti a pagare: un trattamento mai riservato prima ad una popolazione terremotata, tra l’altro a distanza di soli 15 mesi dall’evento. ”All’economia dei territori colpiti dal terremoto in Abruzzo – ha rilevato il deputato Pd, Giovanni Lolli – devono essere riservate le stesse condizioni previste per tutti gli altri terremoti; in particolare la restituzione delle tasse non pagate 12 anni dopo e al 40%, così come lo stesso Governo Berlusconi ha deciso lo scorso anno per Marche, Umbria e Molise. Non capiamo perchè non debba essere così anche per l’Abruzzo”.

Anche il Comitato cittadino 3e32 è molto critico con l’azione del Governo, lamentandosi anche della novità nella Manovra (rateizzazione delle tasse dilazionata in dieci anni invece che in cinque, ma a partire dal gennaio 2011), inserita con un emendamento nella serata di mercoledì. ”Poco, pochissimo – sostiene Anna Bonomi – non cambia niente. Nessuno ci dice cosa accadrà ai dipendenti e agli stipendi: insomma, è la solita presa in giro. E tutto questo non fa altro che aumentare la partecipazione della gente. Non ci fermeranno”.