Terzo mandato, tensione alle stelle, maggioranza divisa ma si tratta, in fibrillazione anche i Pd in scadenza

Terzo mandato, tensione alle stelle, maggioranza divisa ma si tratta, in fibrillazione anche i governatori e i sindaci Pd in scadenza

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 18 Febbraio 2024 - 10:02
Terzo mandato, tensione alle stelle, maggioranza divisa ma si tratta, in fibrillazione anche i governatori e i sindaci Pd in scadenza.

Terzo mandato, tensione alle stelle, maggioranza divisa ma si tratta, in fibrillazione anche i governatori e i sindaci Pd in scadenza

Terzo mandato, crescono tensioni e vecchie ruggini. Maggioranza divisa, ma si tratta. La Lega lo vuole, Fratelli d’Italia no. Un bel pasticcio. È scontro Salvini-Meloni. Nodo principale: il Veneto, storica roccaforte leghista tallonata dai Meloniani e al voto nel 2025.

Per il Governatore del Veneto Luca Zaia, – 55 anni, presidente dall’aprile 2010, membro storico della Lega Nord fin dal 1993 – sarebbe addirittura il quarto mandato. Il “doge” veneto esce allo scoperto e dice:” Mi sento un po’ come San Sebastiano con le frecce che arrivano. Sono tuttavia convinto che l’eternità non sia di questo mondo ma, allo stesso tempo, sono anche sorpreso che l’unico dibattito di questo Paese sia il sottoscritto”.

In ogni caso il nodo veneto ha riacceso lo scontro tra alleati. Archiviato, apparentemente, quello sulla protesta degli agricoltori e l’esenzione dell’Irpef, il match nella maggioranza si sposta al Senato. Qui l’arma brandita è l’emendamento della Lega che chiede di portare da 2 a 3 i mandati dei Presidenti di Regione.

Nei corridoi di Palazzo Madama, al momento, il ritiro non è contemplato. E nonostante la proposta abbia spiazzato e irritato il resto della maggioranza, la questione sarà (forse) risolta il 21 febbraio (ore 18) quando Salvini, Meloni e Tajani saranno insieme alla Fiera di Cagliari per chiudere la campagna elettorale di Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari in quota Fratelli d’Italia. Le votazioni per le regionali in Sardegna avranno luogo il 25 febbraio. Sono invece ancora da ufficializzare le intese per le candidature in Umbria, Basilicata, Piemonte e Abruzzo.

BRACCIO DI FERRO GIORGIA-MATTEO
Un’altra grana per Palazzo Chigi. Meloni non parla, infastidita e insospettita verso l’alleato leghista. Il punto è cruciale. La Lega o ritira l’emendamento oppure il Governo dovrà scegliere se dare parere contrario oppure rimettersi alla Commissione.

Con il rischio che Pd e M5S si mettano in scia del Carroccio per spaccare la maggioranza. Domanda d’obbligo: perché Salvini vuole il terzo mandato e la Meloni non lo vuole? Spiega il ministro Luca Ciriani, uno dei più ascoltati collaboratori di Giorgia Meloni e dice:” Noi vogliamo giocare tutte le partite. Nessuno e’ eterno, neanche Zaia”. In estrema sintesi: se Salvini non ritira l’emendamento la maggioranza va in frantumi.

PARTITA COMPLICATA
Oltre alla grana del terzo mandato per i governatori c’è il capitolo collegato del terzo mandato per i sindaci. Un dibattito che scuote il Centrodestra e ci sono le prime fibrillazioni anche nelle opposizioni. Il caso Ricci (sindaco di Pesaro) e il caso Biffoni (sindaco di Prato). Entrambi del Pd, entrambi eletti nel 2014. Entrambi dicono: “Sul terzo mandato non capisco il mio Pd. La Lega è più coerente”. Lunedì prossimo c’è la Direzione Pd, facile vedere gli stracci volare. E non va dimenticata la battaglia dei governatori che marciano uniti per il terzo mandato.

Oltre a Zaia sono in scadenza altri 8 presidenti di regione di cui tre già al secondo mandato. Cioè: Bonaccini (Emilia Romagna), Giovanni Toti (Liguria), Vincenzo De Luca (Campania). Quest’ultimo, 74 anni, particolarmente  attivo in settimana: ha portato a Roma il malcontento dei sindaci del Sud (contrari alla autonomia), ha insultato la Meloni, si è scontrato con i poliziotti a via del Corso  al grido “questo è il governo Badoglio”. E non è finita qui.