Usa-Iran. Si moltiplicano segnali di disgelo con possibile sospensione sanzioni

Pubblicato il 18 Ottobre 2013 - 13:59 OLTRE 6 MESI FA
Il presidente iraniano Hassan Rohani

Il presidente iraniano Hassan Rohani

TEHERAN, IRAN – Sospensione delle sanzioni a patto che Teheran faccia sul serio: si moltiplicano i segnali di disgelo fra Stati Uniti e Iran dopo la ripresa a Ginevra dei negoziati con i ‘5+1’ sul programma nucleare della Repubblica Islamica. Un appuntamento (due giorni di colloqui) dal quale le possibilit� che si possa giungere subito a un’intesa “sono molto basse”, mette le mani avanti un alto funzionario americano. Ma che si inaugura in un’atmosfera favorevole, sull’onda della diplomazia ‘del sorriso’ avviata dal neoletto presidente Hassan Rohani, al punto da indurre Teheran a ipotizzare un accordo in sei mesi se non prima.

E che, sul fronte opposto, allarma il premier israeliano, Benyamin Netanyahu: convinto che fare ora concessioni agli iraniani sarebbe “un errore storico”. A parlare della possibilità concreta di sospendere le sanzioni – e anzi a incoraggiarla, laddove l’Iran riveda il rifiuto di interrompere i processi di arricchimento dell’uranio – sono invece dieci senatori americani di primissimo piano, in un messaggio pubblico rivolto alla Casa Bianca e ai media: nove democratici, guidati dal presidente della commissione Esteri del Congresso, Robert Menendez, e un repubblicano, l’influente ex candidato presidenziale John McCain.

Parole, le loro, che fanno eco a quelle pronunciate a nome dall’amministrazione Obama dal segretario di Stato, John Kerry, il quale a margine di un faccia a faccia con la rappresentante della politica estera dell’Ue Catherine Ashton (incaricata di presiedere i colloqui di Ginevra), ha sollecitato l’Iran a mostrarsi “onesto”, ma ha anche manifestato ottimismo: parlando di “una finestra diplomatica che si sta aprendo sempre di più”. Una fonte americana di alto livello prova da parte sua a gettare acqua sul fuoco delle speranze, assicurando che gli Usa non sono “ingenui di fronte alle sfide” del negoziato e avvertendo che non è il caso di attendersi soluzioni-sprint. Ma conferma che Washington vuole l’accordo e non esclude in prospettiva la fine delle sanzioni.

“Se loro sono pronti ad andare avanti, lo siamo anche noi”. Il controcanto arriva da Israele, che da tempo denuncia i programmi nucleari iraniani come una minaccia esiziale e resta persuaso (nonostante le smentite) che Teheran stia procedendo spedito verso l’arma atomica: rivedere il regime delle sanzioni in questa fase “è vietato”, tuona Netanyahu, e l’Occidente commetterebbe “un errore storico” se lo facesse “proprio nel momento in cui Teheran sta raggiungendo i suoi obiettivi”. L’Iran, che insiste nell’accreditare solo scopi civili ai propri piani nucleari, scommette tuttavia su una ripresa del dialogo diretto con la comunità internazionale (e soprattutto con gli Usa) in grado di scavalcare, o quanto meno di contenere, le inquietudini e i moniti israeliani.

Il viceministro degli Esteri e numero due del team negoziale, Abbas Araghci, dà voce a questa convinzione, indicando all’agenzia Irna in “sei mesi” il tempo necessario per un accordo complessivo. “Se gli interlocutori avranno buona volontà”, i negoziati porteranno risultati anche prima, rilancia il titolare degli Esteri Javad Zarif, pur riconoscendo che risolvere tutti “i dettagli” ci sarà “bisogno di un altro incontro a livello ministeriale”. L’esito nullo della tornata negoziale precedente, svoltasi in Kazakistan ad aprile fra l’Iran e il gruppo composto da Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania, suggerisce d’altronde molta prudenza, osservano fonti diplomatiche.

Anche se la visita a New York di Rohani e la ripresa di contatto con i 5+1 del mese scorso sembrano aver riaperto più di uno spiraglio. “Spero che presto  � potremo raggiungere un accordo su una roadmap”, insiste in ogni modo Zarif sulla propria pagina Facebook. Mentre il suo vice Araghci suggerisce un “approccio passo dopo passo” verso intese di compromesso: a partire da un alleggerimento delle sanzioni in cambio della definizione di limiti al programma nucleare di Teheran. Secondo Araghci, l’Iran è pronto a mettere sul tavolo una prima proposta “basata su quanto già delineato a New York” che le potenze occidentali “non avranno alcun pretesto di respingere”. I prossimi giorni si incaricheranno di confermare o smentire la previsione.(ANSA