In quella mappa russa di gasdotti tutta la non lungimiranza dei consiglieri energetici, finora sentiti da Berlusconi.

di Fedora Quattrocchi
Pubblicato il 18 Dicembre 2010 - 11:30| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

E’ importante capire se il Governo Italiano può essere più aggiornato sulle questioni energetiche. Su questo sfondo va visto anche il taglio dei fondi per la ricerca pubblica, in contrasto con quanto avviene nel resto del mondo. Può apparire solo una istanza corporativa, invece credo che in questo caso si tratti anche di un errore di gestione politica del problema energetico. Infatti solo un sistema pubblico di ricerca in campo energetico può garantire i cittadini sulle nuove produzioni energetiche di grande potenza a zero emissioni, ma che magari necessitano di rigassificatori sulle coste, stoccaggi metano, stoccaggio CO2, tutte cose non facili da accettare da nessuno. Inoltre c’e’ l’esigenza di almeno un sito europeo profondo per scorie nucleari ad alta attività, che sono prodotte anche dalle centrali di seconda generazione francese, quasi obsolete, ma dalle quali siamo stati abbondantemente riforniti di energia negli ultimi vent’anni. Berlusconi, o chi lo consiglia in materia, perche’ nemmeno lui puo’ essere onnisciente, ha una visione obsoleta dell’importanza del gas naturale da depositi convenzionali e del trasporto su pipelines. I suoi attuali consiglieri trascurano quindi il fatto che si stanno sviluppando nuove fonti energetiche, come il cosiddetto “metano non convenzionale” (così definito perché conservato nei tempi geologici in reservoir di carbone non convenzionali come quelli russi o del Campo Luna di Eni nell’ offshore crotonese). Internazionalmente esso e’ noto come CSG (Coal Seam Gas) o CBM (Coal Bed Methane), chiamato così perché di fatto e’ il metano producibile dai moltissimi strati di carbone presenti sul pianeta ad una profondità compresa tra 300 e 1800 m. Si tratta quasi di una manna, che già sta facendo abbassare di parecchi il prezzo del metano, alzare alle stelle le azioni di chi vi si cimenta ed e’ il futuro della produzione metanifera da qui al 2060 (considerando che rimanga stabile la domanda), spalmata su tutti e cinque i continenti, così che la Russia non rimane per noi l’unico fornitore, ma viene affiancata da tutta l’Europa dell’est e, guardando più lontano, anche da paesi come India, Indonesia, Cina. Certo si devono considerare problemi e costi di trasporto, ma nel confronto non si deve dimenticare che il gasdotto costa miliardi e il gas russo passa per terre non tutte impervie al terrorismo ed e’ fornito da un signore che non esita a tagliare il flusso se il cliente non accetta il prezzo che lui vorrebbe imporre, com ben sa l’Ucraina. Peraltro, mentre noi nemmeno parliamo del problema, in Australia, nello Stato del Queensland, il 70% del metano prodotto dal suo sottosuolo e’ di tipo “non convenzionale”. Si deve tenere presente che dove si trova il carbone diffuso, non estraibile perché troppo sparso, li e’ presente anche il metano. Se ci sequestriamo la CO2, la produzione metanifera si velocizza anche di 10 volte, cosi come può divenire inesauribile se il carbone metanifero e’ soggetto a circolazione di acqua ossidata meteorica: in questo caso i batteri presenti nella materia organica carboniosa producono nuovo metano. Diventa insomma una energia “rinnovabile”.