Birmania/ Desmond Tutu rende un commosso omaggio ad Aung San Suu Kyi

Pubblicato il 30 Luglio 2009 - 09:48 OLTRE 6 MESI FA

The Guardian pubblica oggi, 30 luglio, un articolo di Desmond Tutu, l’arcivescovo africano, vincitore del Nobel per la pace nell’1984, eroe della lotta contro l’Apartheid. Il testo di Tutu è un omaggio alla dissidente birmana Aung San Suu Kyi,  reso pubblico il giorno prima dell’inizio di un ennesimo processo ordito dalla dittatura birmana e che potrebbe condannare la San Suu Ky ad ancora molti anni di detenzione. In questa stessa  settimanaAmnesty International premia la donna con il suo più prestigioso riconoscimento, la nomina ad “Ambasciatrice delle Coscienze”.

Per il suo tono accorato  e commosso Tutu sembra quasi rivolgersi direttamente ad Aung San Suu Kyy, che vive da anni in un quasi totale isolamento nella sua  casa. Il clerico sudafricano pensa ogni giorno alla sua sorella premio Nobel:  «Il suo ritratto è appeso sul muro del mio ufficio, ricordandomi che, migliaia di chilometri lontano, in Asia, una nazione è oppressa.»

Secondo le parole di Tutu,  l’umanità ha dentro di sé la capacità di vivere in libertà e pace. Il “male” è, inevitabilmente, contrastato e sconfitto grazie alla volontà di uomini e donne che combattono in nomi di ideali universali come è successo, dice sempre l’arcivescovo , in Sud Africa, con la sconfitta del regime segregazionista.

Aung San Suu Kyi è detenuta da più di 13 anni. Più di 5000 giorni senza libertà. «Ognuno di questi giorni – dice Tutu – è una tragedia ed un opportunità persa. Il mondo intero, non solo la popolazione birmana soffre di questa perdita. Abbiamo disperatamente bisogno della leadership morale che Aung San Suu Kyi potrebbe dispensare.»

Il mondo civile e politico deve impegnarsi più attivamente, con una diverse energia, per contrastare la crudele e folle dittatura dei generali. I generali birmani sono criminali e come tali devono essere trattati.  Torture, mutilazioni, privazioni di libertà, genocidi etnici: il regime asiatico ha commesso una lunga lista di crimini contro l’umanità che una commissione stabilita dall’Onu dovrebbe incaricarsi di indagare. Inoltre, il mondo dovrebbe imporre un embargo militare alla Birmania, nessun paese dovrebbe più vendere armi che servono per opprimere un popolo e per privarlo dei suoi diritti. La Cina, che potrebbe impedire questa risoluzione visti i suoi legami con il paese asiatico, dovrebbe essere obbligata con o mezzi della diplomazia ad accettarla.

«Ogni giorno dobbiamo chiedere a noi stessi – conclude Tutu – abbiamo fatto quello che possiamo? Mi impegno a non avere requie fino a che Aung San Suu Kyi e tutto il popolo birmano siano liberi. Ve ne prego, unitevi a me.»