Casa Bianca, ancora un “imbucato” al cospetto di Obama

L’uomo, Carlos Allen, è un organizzatore di eventi a Washington e si è mescolato ad una delegazione indiana ed ha superato tutti i controlli – Servizi Segreti Usa ancora sotto accusa
Barack Obama passeggia attorno alla Casa Bianca

Quella di intrufolarsi, non invitati, alla Casa Bianca rischia seriamente di diventare un’abitudine. C’erano riusciti, il 26 novembre scorso,  Michaele Salahi e il marito Tareq. I due, dopo l’impresa, hanno anche pubblicato le foto sul social network Facebook.

A distanza di nemmeno due mesi, nonostante scandalo, polemiche, dibattiti e promesse di stringere le maglie della sicurezza attorno a Obama e consorte, la storia si ripete. Protagonista dell'”impresa” avvenuta nel pomeriggio di lunedì 4 dicembre Carlos Allen, 39 anni, promotore di eventi di Washington.  Sulle liste e le mail dei Servizi Segreti, infatti, ci sarebbe proprio il nome di Allen, proprietario, a Mount Pleasant di uno spazio dove si organizzano convegni.

L’intrusione però c’è stata e lo ammettono, in una nota, gli stessi Servizi Segreti. «L’uomo – si legge nel documento – è arrivato alla Casa Bianca da un albergo della zona, lo stesso dove alloggiava una delegazione indiana attesa nella residenza del presidente per una cena».

Per eludere la sicurezza l’imbucato si è mescolato con la delegazione indiana ed ha superato i punti di controllo nonostante il suo nominativo non figurasse, ovviamente, su nessuna lista di invitati.

Questa nuova intrusione, però, imbarazza e non poco gli Stati Uniti. In primo luogo la brutta figura la fa il Dipartimento di Stato, responsabile della delegazione indiana. Ma anche la Sicurezza non ne esce bene: Allen ha messo a nudo nuove falle nel sistema di schermo attorno a Obama e i Servizi Segreti hanno già annunciato “cambiamenti nei controlli”.

Al momento, tuttavia, non risulta che l’intruso abbia avuto, a differenza degli imbucati di novembre, alcun contatto diretto con il presidente. Fino ad ora la Casa Bianca non ha rilasciato dichiarazioni su quanto accaduto.

Le perplessità, però, rimangono: un Paese che non riesce a proteggere un solo uomo in un luogo chiuso può presidiare in modo efficiente tutti gli aeroporti e i luoghi sensibili del suo territorio? Quanto accaduto lunedì 4 gennaio all’aeroporto di Newark (un intruso ha eluso tutti i controlli causando lo sgombero di un intero terminal) fa pensare, e temere, di no.

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