India. Si complica vicenda nave Usa bloccata, arrestate 33 persone a bordo

Pubblicato il 19 Ottobre 2013 - 11:46 OLTRE 6 MESI FA
La Seaman Guard Ohio

La Seaman Guard Ohio

INDIA, NEW DELHI – La vicenda del pattugliatore americano battente bandiera della Sierra Leone  ‘Seaman Guard Ohio’, bloccato sabato scorso al largo dello Stato indiano del Tamil Nadu, si e’ ulteriormente complicata con la decisione della polizia locale di arrestare 33 delle 35 persone che si trovavano a bordo.

Le indagini svolte da una divisione speciale (Q Branch) della polizia del Tamil Nadu ha determinato che sono ancora troppi gli interrogativi senza risposta riguardanti sia il transito non autorizzato dell’unita’ nelle acque territoriali indiane, sia l’uso delle armi e munizioni sequestrate a bordo, sia infine l’acquisto fuori dalle pratiche ufficiali di 1.500 litri di carburante.

Cosi’ una squadra speciale di agenti di polizia e’ salita a bordo del pattugliatore ancorato nel porto di Tuticorin, 600 chilometri a nord di Chennai, ed ha proceduto ad arrestare tutti i presenti, meno due (che comunque subiranno in seguito la stessa sorte) lasciati a bordo per le necessarie operazioni di manutenzione.

L’incidente, sottolinea la stampa indiana, si aggiunge a quello che le autorita’ di New Delhi stanno affrontando dal 15 febbraio 2012, ed in cui sono implicati i due maro’ Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dell’uccisione al largo delle coste del Kerala di due pescatori indiani. Le indagini su questo caso sono pressoche’ concluse, ma restano bloccate per il mancato accordo sulle modalita’ di interrogare gli altri quattro maro’ che formavano il team di sicurezza della Enrica Lexie.

La polizia investigativa Nia li vorrebbe sentire in India, una possibilita’ esclusa tassativamente dal governo italiano. A bordo del ‘Seaman Guard Ohio’ c’erano 10 uomini di equipaggio (otto indiani e due ucraini) e 25 contractors (sei britannici, 14 estoni, quattro indiani e un ucraino), nonche’ 31 fucili e circa 5.000 munizioni che sono stati sequestrati. Data la presenza di stranieri fra le persone arrestate, ha riferito una fonte della polizia, e’ stata data comunicazione alle rispettive ambasciate. Il consolato della Gran Bretagna a New Delhi da parte sua ha gia’ chiesto di poter avere accesso ai suoi cittadini.

Rispondendo oggi alla domanda di un giornalista, la sottosegretaria agli Esteri indiana, Sujatha Singh, ha indicato che ”le informazioni di base sulla vicenda sono state messe a disposizione anche dell’ambasciata americana”, dato che ”l’unita’ e’ di proprieta’ di una societa’ statunitense”. Oltre all’ingresso illegale nelle acque territoriali indiane, l’arresto per i 33 e’ stato fatto scattare anche per violazione della Legge sulle armi del 1956, di quella sul Commercio di merci essenziali del 1955 ed infine dell’ordinanza sul traffico illegale di carburanti del 2005.

Ma dagli Stati Uniti, dove ha sede la AdvanFort, proprietaria del pattugliatore, il suo presidente, William H. Watson, ha cercato in tutti i modi di minimizzare l’accaduto riducendolo essenzialmente ”ad un problema di acquisto illegale di benzina”. ”Abbiamo – ha assicurato – tutte le licenze e le autorizzazioni necessarie riguardanti le armi e le munizioni, nonche’ i certificati per il loro uso da parte delle persone a bordo”. ”Chiariremo tutto”, ha assicurato, non prima di osservare ironicamente che ”molte delle navi che i miei uomini proteggono sono indiane. E finche’ sono bloccati nel porto, non possono svolgere il loro lavoro”.N