WASHINGTON – Donald Trump ha annunciato a Cincinnati che il nuovo numero uno del Pentagono sarà l’ex generale dei marine James Mattis. La nomina avverrà la prossima settimana. “Nomineremo Mad Dog (cane pazzo, il soprannome del generale, ndr) Mattis come segretario alla difesa”, ha promesso, precisando che la nomina sarà annunciate lunedì prossimo, 5 dicembre.
Mattis, 64 anni, è un generale dei marine in pensione, una figura molto rispettata nelle forze armate per sua esperienza di battaglia in Iraq e in Afghanistan. Ha lasciato l’uniforme circa 4 anni fa. Per assumere la responsabilità del Pentagono Mattis, secondo il Washington Post, avrà bisogno che il Congresso vari una nuova legislazione, poiché secondo la legge federale non può essere ministro della Difesa un militare che sia stato in servizio nei precedenti 7 anni.
Ecco un breve profilo pubblicato su La Stampa:
Mattis ha smesso l’uniforme nel 2013, dopo aver guidato il comando centrale, controllando le operazioni militari Usa in Africa e in Medio Oriente. Avrà bisogno di una dispensa ad hoc da parte del Congresso per servire nell’amministrazione di Trump perché una legge federale vieta ai militari andati in pensione da meno di 7 anni di guidare il Pentagono. Si dovrebbe trattare di una pura formalità, considerando che i repubblicani controllano il Congresso e che Mattis vanta sostenitori influenti tra i parlamentari come l’ex candidato repubblicano alla presidenza, John McCain, presidente della commissione Servizi Armati del Senato.
Amante della guerra come un comandante spartano, in 44 anni di carriera militare, di cui 20 con ruoli di primo piano, Mattis si è guadagnato anche il nomignolo di «monaco guerriero». Trump, annunciandone la nomina, ha paragonato Mattis a George Patton, il generale americano protagonista della seconda guerra mondiale soprannominato «generale d’acciaio», noto per il suo stile risoluto ma anche eccentrico. Dopo aver guidato truppe in Afghanistan e in Iraq, Mattis, durante una conferenza nel 2005 dichiarò che gli era piaciuto. «È divertente sparare a determinate persone. Vai in Afghanistan, dove ci sono uomini che hanno schiaffeggiato donne per 5 anni perché non indossavano il velo…ed è un gran divertimento sparargli», dichiarò, suscitando non poco scalpore.
Come Trump, predilige la linea dura con gli avversari e con l’Iran in particolare. Lo scorso aprile, parlando al Center for Strategic and International Studies, Mattis stigmatizzò l’accordo sul nucleare iraniano e sottolineò come l’attenzione venga erroneamente concentrata solo sui gruppi terroristici come Isis o al-Qaeda, mentre è l’Iran a rappresentare «la più forte minaccia per la stabilità e la pace nel Medio Oriente». Solo su un fronte si è mostrato più moderato di Trump, convincendo il presidente eletto a non reintrodurre la tortura con il “waterboarding”, il soffocamento con l’acqua, assicurando di aver ottenuto risultati migliori con tecniche più soft: «birra e sigarette» Come ministro della Difesa, Mattis «erediterà» le crisi in Iraq e in Siria dove le truppe Usa sono impegnate a formare le forze locali mentre commando speciali prendono di mira i leader delle organizzazioni terroristiche.