Libia, blitz nei porti dei barconi con i marines italiani

Libia, blitz nei porti dei barconi con i marines italiani
Libia, blitz nei porti dei barconi con i marines italiani

ROMA – Il piano europeo per interrompere il flusso indiscriminato di migranti dalle coste libiche include le incursioni armate sul territorio libico, blitz rapidi di corpi speciali tipo marines (italiani, inglesi e francesi) per distruggere la flotta di barconi degli scafisti. E’ quanto si legge nella bozza del piano i cui contenuti sono stati rivelati da uno scoop del britannico The Guardian.

Servirà il via libera dell’Onu che si conta di ottenere entro una decina di giorni: poi inizieranno subito le incursioni. Il comando delle operazioni sarà assunto dall’Italia con quartier generale a Roma (il Coi di Centocelle) agli ordini dell’ammiraglio di Divisione Enrico Credendino.

L’idea, una volta stabilite le regole d’ingaggio, è quella di consentire ai marines di toccare il suolo libico giusto il tempo necessario per affondare i barconi, distruggere eventualmente le infrastrutture portuali dedicate al traffico, tornare immediatamente sulle navi che li aspettano in alto mare evitando troppo clamore. Su Repubblica vengono elencati i probabili protagonisti dei blitz imminenti.

Sembra comunque probabile che si faccia riferimento alla Marina per le sue navi anfibie della classe San Giusto (San Giusto, San Giorgio, San Marco) e per la portaerei Cavour che garantirebbe un appoggio dall’alto alle operazioni grazie agli Harrier. La Marina ha a disposizione anche le truppe speciali del Comsubin (incursori subacquei) e del San Marco che come capacità si affiancano ai Lagunari: i due corpi sono per l’Italia l’equivalente dei marines americani. Potrebbero essere adoperati anche altri corpi speciali dell’Esercito come gli incursori paracadutisti del Col Moschin. Sarà comunque indispensabile l’impegno dell’Aeronautica, prima di tutto per le ricognizioni (Tornado Ecr e Predator Mq-1) e se sarà necessario per la protezione dall’alto degli incursori. (Giampaolo Cadalanu, Alberto D’Argenio, La Repubblica).

 

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