ROMA – L’azione della Russia in Ucraina “è inaccettabile. Non accetteremo l’occupazione della Crimea”: il presidente americano Barack Obama visita i Paesi dell’ex blocco sovietico e attacca Mosca. L’omologo Vladimir Putin si dice sempre pronto al dialogo, si augura che la crisi sull’Ucraina non sia una “nuova tappa della Guerra Fredda” e respinge al mittente le accuse: “Non è un segreto che la politica più aggressiva, più severa, è la politica americana”. La tensione non accenna a scemare, anzi. Dal G7 di Bruxelles, il summit dei “Grandi” che ha escluso la Federazione Russa, starebbe per arrivare un documento durissimo, in cui i sottoscrittori si dicono pronti ad intensificare “sanzioni mirate” contro Mosca.
Il G7, ma soprattutto Obama, preme perché il Cremlino acceleri il già iniziato ritiro delle proprie truppe dai confini occidentali. Nel frattempo, però, annuncia un miliardo per implementare la presenza americana nei Paesi dell’Europa orientale e chiede a questi di destinare più risorse alla propria Difesa.
Nel documento si domanda alla Russia di aprire un dialogo “franco e aperto” con Kiev per trovare una soluzione politica alla crisi e si promettono nuovi aiuti all’Ucraina. E Putin, da parte sua, si dice pronto a parlare con il presidente ucraino Petro Poroshenko. Intanto nel Paese si continua a combattere: nelle ultime 24 ore sono stati uccisi, secondo i dati che arrivano ai media, 300 separatisti filorussi.
Non c’è solo la crisi ucraina sul tavolo del vertice che impegnerà a Bruxelles mercoledì sera e l’intera giornata di giovedì 5 giugno i capi di Stato o di governo di Canada, Stati Uniti, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Giappone, alla presenza anche del presidente della Commissione europea José Manuel Durrao Barroso e il presidente del Consiglio europea Herman Van Rompuy. Sul tavolo dei G7 anche la questione siriana, a poche ore dalla chiusura dei seggi delle elezioni presidenziali che, è scontato, incoroneranno nuovamente Bashar al Assad: “Non c’è futuro per Assad in Siria”, recita il documento, in cui il voto viene definito “una farsa”.
Anche sulla Siria le posizioni di Mosca e Washington sono più che mai distanti. Ma dopodomani, 6 giugno, Putin ed Obama si troveranno vicini. Entrambi parteciperanno alle celebrazioni per il 70° anniversario dello sbarco degli alleati in Normandia. Ricordando i tempi in cui, da schieramenti diversi, lottavano ancora contro un nemico comune.
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