Obama: i repubblicani lo contestano per il deficit

Pubblicato il 1 Febbraio 2010 - 13:50 OLTRE 6 MESI FA

Barack Obama

I repubblicani si schierano compatti contro Obama. I motivi? La rinuncia del presidente alla riconquista della luna e, soprattutto, l’aumento del deficit di bilancio.

Nel bilancio di previsione del 2011, il presidente proietta un deficit di quasi 1.300 miliardi di dollari, poco meno del deficit di 1.400 miliardi del 2009, che fu il più grave dalla fine della seconda guerra mondiale.

Ma riferisce che quest’anno il deficit sarà di ben 1.600 miliardi, l’11 per cento del prodotto interno lordo, un record negativo impensabile due anni fa. La percentuale è quasi il doppio di quella della Italia ed è simile a quelle dell’Inghilterra e dei paesi membri della Ue più in difficoltà, dalla Grecia alla Spagna di cui si teme il dissesto. Obama assicura che nel 2013 il deficit di bilancio verrà più che dimezzato, scenderà a 700 miliardi di dollari.

Ma la sua percentuale media del Pil o prodotto interno lordo per l’intero decennio sarà del 4,5 per cento forse di più. Un dissesto dell’America, la locomotiva dell’economia mondiale, è impossibile. Ma i repubblicani protestano che un deficit molto superiore al 3 per cento del Pil, il tetto stabilito per l’Ue dal trattato di Maastricht e sforato a causa dell’attuale crisi economica globale, è insostenibile a lungo termine, e che metterà l’America in ginocchio. Lo stesso Obama ha ammonito che impedirebbe la ripresa, se non venisse ridotto rapidamente.

Ma il presidente antepone alla riduzione del deficit la creazione di nuovi posti di lavoro, almeno per il momento. Quest’anno, a esempio, propone uno stimolo di 100 miliardi di dollari e sussidi di 25 miliardi agli stati più a rischio, come la California e l’Illinois. Con la disoccupazione al 10 per cento, Obama ritiene che agli elettori importi di più il pieno impiego che non il pareggio di bilancio. È il messaggio che ha tratto dalla perdita del seggio di Ted Kennedy e della maggioranza qualificata al Senato.

Il bilancio di previsione del 2011 sembra segnalare la convinzione di Obama che l’America non sarà completamente fuori dalla recessione, lo sarà solo nel 2012, l’anno delle elezioni presidenziali. I tagli alle uscite, infatti, sono modesti, 20 – 30 miliardi di dollari su un bilancio record di 3.800 miliardi. Obama investe invece nell’istruzione, la ricerca, la sanità e altri servizi sociali con un aumento del 6 per cento della spesa, nonché nella riforma della energia, dove stanzia 54 miliardi di dollari per una nuova generazione di centrali nucleari.

Compensa queste uscite con nuove tasse sulla esposizione delle banche, i guadagni delle multinazionali all’estero, e i redditi familiari superiori ai 250 mila dollari l’anno. Difficili equilibri, che potrebbero venire spezzati dal Congresso, su cui si alza lo spettro delle elezioni parlamentari a novembre.