Obama in Asia: missione importante ma lui pensa all’Afghanistan

Pubblicato il 13 Novembre 2009 - 14:39 OLTRE 6 MESI FA

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Il viaggio asiatico del presidente Barack Obama è cominciato venerdì con un incontro a Tokyo col neo-premier giapponese Yukio Hatoyama
, il cui Paese è intenzionato ad essere più assertivo nei suoi rapporti con gli stati Uniti, a quanto riferisce l’Associated Press. E’ la prima tappa del tour asiatico di Obama, che lo porterà anche a Singapore, in Corea del Sud e in Cina.

Sebbene di grande importanza vista la nuova attenzione che l’amministrazione di Washington vuole dedicare ai rapporti con l’Asia e soprattuto a quelli con la Cina, superpotenza emergente, durante il suo viaggio Obama sarà tormentato dal problema Afghanistan e dalla decisione che deve presto prendere riguardo all’invio di altre truppe nel Paese dove già 60 mila soldati Usa stanno combattendo, con scarso successo, i talebani e l’organizzazione di Al Qaeda con le sue ramificazioni nel confinante Pakistan.

La questione che affanna Obama è la richiesta del comandante in capo delle forze americane in Afghanistan, generale Stanley McChrystal, il quale senza tanti giri di parole ha detto che o gli si danno altri 40 mila soldati, o la guerra è persa. McChrystal ha riunito attorno a sé influenti alleati della sua proposta: Secondo il New York Times, a sostegno della richiesta del generale si sono schierati tra gli altri il ministro della difesa Robert Gates, il capo degli stati maggiori riuniti, ammiraglio Mike Mullen, e il segretario di stato Hillary Clinton. Ma non ancora convinto è colui al quale spetta la decisione: il presidente Barack Obama.

La dimostrazione che il capo della Casa Bianca si trova di fronte ad una difficile decisione è data dal fatto che ha respinto le quattro diverse proposte che gli hanno sottoposto i suoi principali consiglieri. E nella sosta compiuta alla base aerea di Elmendorf, Alaska, prima di arrivare a Tokyo, Obama ha implicitamente ribadito che non ha ancora preso una decisione in un senso o nell’altro, affermando che invierà altri soldati in Afghanistan solo ”se sarà vitale per gli interessi statunitensi e se il popolo americano sarà d’accordo”.

E al termine dell’ultimo consiglio di guerra svoltosi alla Casa Bianca per valutare la nuova strategia per l’Afghanistan, il presidente ha lanciato un chiaro avvertimento al presidente afgano Hamid Karzai e ai suoi uomini: ”L’impegno degli Stati Uniti non è a tempo indeterminato”.

Ora  Obama si trova tra l’incudine e il martello: da una parte il generale McChrystal ed i suoi alleati che chiedono altri soldati, dall’altra l’ambasciatore Usa a Kabul, Karl Eikenberry, contrario all’aumento del contingente, almeno fino a quando il nuovo governo guidato da Hamid Karzai non dimostrerà di voler seriamente combattere la corruzione e il malgoverno, fattori che secondo il diplomatico continuano a dare nuova linfa alla guerriglia talebana.

Il dissenso da parte dell’ambasciatore, che guidò le truppe americane in Afghanistan tra il 2006 e il 2007, è stato espresso in due differenti comunicazioni riservate, inviate la settimana scorsa, di cui è venuto a conoscenza il New York Times.