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Perché Israele ha negato il visto alla funzionaria Onu Francesca Albanese

Israele ha deciso di negare l’ingresso nel Paese a Francesca Albanese, giurista e docente italiana che dal 2022 è relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. La decisione, hanno fatto sapere i ministeri degli Esteri e degli Interni, è legata alle sue affermazioni sulle vittime del massacro del 7 ottobre, uccise, secondo la funzionaria Onu, in risposta all’oppressione israeliana.

Che cosa ha detto Francesca Albanese 

La Albanese aveva risposto due giorni fa ad un post di Le Monde, scrivendo che “le vittime del 7/10 non sono state uccise a causa del loro giudaismo ma in risposta all’oppressione di Israele. La Francia e la comunità internazionale non hanno fatto nulla per impedirlo. I miei rispetti alle vittime”.

Il commento di Israele

Poco dopo l’ufficialità del bando per la nostra connazionale, della vicenda hanno parlato due ministri del governo israeliano. I ministri degli Esteri Israel Katz e dell’Interno Moshe Arbel, in una nota congiunta hanno affermato che “l’era del silenzio degli ebrei è finita. Se l’Onu vuole tornare a essere un organismo rilevante, i suoi leader devono sconfessare pubblicamente le parole antisemite dell’Inviata Speciale e licenziarla in modo permanente. Impedirle di entrare in Israele potrebbe ricordarle il vero motivo per cui Hamas ha massacrato bambini, donne e adulti”. A quanto deciso da Israele, Albanese ha replicato su X: “Il divieto di ingresso da parte di Israele non è una novità. Israele ha negato l’ingresso a TUTTI i Relatori Speciali/OPt dal 2008! Ciò non deve diventare una distrazione dalle atrocità di Israele a Gaza, che stanno raggiungendo un nuovo livello di orrore con il bombardamento di persone nelle ‘aree sicure’ di Rafah”.

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