Preoccupazioni Cina: ‘Usa devono fare passi decisivi per evitare crisi debito’

Pubblicato il 8 Ottobre 2013 - 16:37 OLTRE 6 MESI FA
Il ministro delle Finanze cinese Zhu Guangyao

Il ministro delle Finanze cinese Zhu Guangyao

SHANGHAI, CINA – Il muro contro muro della politica a Washington preoccupa la Cina che lancia l’allarme: gli Stati Uniti devono fare i passi decisivi per evitare la crisi del debito e garantire la sicurezza dei nostri investimenti. Un monito che viene dal vice ministro delle Finanze cinese, Zhu Guangyao, a 10 giorni dalla data fatidica del 17 ottobre, giorno in cui il Congresso americano è chiamato ad approvare l’innalzamento del suo debito se vuole evitare un drammatico default dalle conseguenze inimmaginabili per l’economia mondiale, non solo quella americana.

Lo stesso Obama ha ribadito che il ‘fallimento tecnico’ avrebbe un “impatto catastrofico”. Ne è ben consapevole la Cina, la potenza industriale con i maggiori margini di crescita al mondo, che ha in mano gran parte del debito pubblico Usa. Secondo i più recenti dati diffusi dal Tesoro, il governo di Pechino è infatti il maggiore creditore estero, possedendo circa 1280 miliardi di dollari in titoli americani. “Speriamo che gli Stati Uniti abbiano capito le lezioni della storia”, ha detto Zhu facendo riferimento allo stallo che nel 2011 portò al primo downgrade della storia degli Stati Uniti.

A bacchettare gli Usa ci si è messa anche la Nuova Cina. Lo ‘shutdown’ mostra il “lato brutto della politica di parte” a Washington: così l’agenzia esprime preoccupazione sugli effetti che la chiusura delle attività federali negli Stati Uniti potrebbe avere sull’economia mondiale. In un editoriale l’agenzia di stato di Pechino scrive che “gli Stati Uniti, l’unica superpotenza mondiale, si sono lanciati per anni in un una politica di spesa irresponsabile”. Lo shutdown – continua Nuova Cina – potrebbe portare gli Usa a non adempiere ai suoi obblighi di debito.

L’agenzia ricorda poi come nel 2011 un analogo conflitto porto’ ad un innalzamento del tetto del debito, in seguito al quale fu scongiurato il default, ma porto’ al declassamento da parte di Standard & Poors del rating del debito sovrano degli Stati Uniti. “Visto l’ultimo fallimento politico, un replay del dramma dell’estate del 2011 sembra probabile, e ciò  certamente fonte di preoccupazione per gli investitori stranieri degli Stati Uniti”, conclude l’agenzia. La Cina e’ il paese che detiene la quota maggiore del debito americano.

Tuttavia, nonostante le apocalittiche prevision, a Washington prosegue lo stallo e il braccio di ferro. La Casa Bianca ha appoggiato la legge presentata dai senatori democratici con cui si innalzerebbe il tetto del debito per un solo anno, considerato il periodo utile per uscire dalle incertezze sui mercati. Ma malgrado Barack Obama sia rimasto in città – cancellando un importante vertice asiatico a Bali – il sentiero per un accordo rimane strettissimo, non solo per la madre di tutte le battaglie, quella del debito, ma anche sul fronte più limitato dello shutdown, la chiusura dello Stato Federale che entra nella seconda settimana.

In una capitale travolta dal maltempo, la Casa Bianca e il partito repubblicano, in particolare il gruppo di deputati irriducibili, che ha la maggioranza alla Camera, restano ognuno sulle proprie posizioni. Obama ha fatto visita alla sede della Fema, l’Agenzia Federale che si occupa della Protezione Civile americana. Qui ha ringraziato i 100 addetti richiamati al lavoro senza percepire alcuna paga per far fronte alla tempesta tropicale Karen che si sta abbattendo tra New York e Washington. “Vi ringrazio per il vostro senso del dovere, chissà che non possiate essere di esempio per i parlamentari, perchè facciano il loro lavoro”, ha detto Obama.

Quindi è tornato a chiedere ai deputati repubblicani di approvare subito il finanziamento dello Stato, in modo da farla finita con lo shutdown. Alle proteste della destra, Obama, a muso duro, ha replicato che il partito democratico ha già concesso un compromesso, accettando in passato livelli di spesa richiesti dai repubblicani più bassi di quelli che avrebbe voluto. Quindi, ha sfidato apertamente la leadership repubblicana dello speaker John Boehner: “Sono convinto che alla Camera, tra democratici e repubblicani, ci siano i voti per far cessare la chiusura dello Stato Federale”. Stiamo arrivando a un voto, e vediamo che succederà”.

I sondaggi intanto dicono che la linea dura potrebbe costare cara ai repubblicani: gli americani in maggioranza danno a loro la colpa dello stallo e se si votasse oggi il partito dell’elefante perderebbe l’attuale maggioranza alla Camera.