“Sindrome dell’Avana”, inchieste giornalistiche riaprono il caso dell’attacco sonoro agli Usa del 2016: nel mirino gli 007 russi

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 2 Aprile 2024 - 18:42
putin sindrome dell'avana

Vladimir Putin, c’è lui dietro la “sindrome dell’Avana?” FOTO ANSA

Si scrive “sindrome dell’Avana”, si legge più esplicitamente “attacco sonoro agli Usa”. Un attacco, si direbbe, da film di fantascienza attribuito alla Russia. È quanto perlomeno rileva una inchiesta giornalistica firmata dai cronisti di “ The Insider” ( Gruppo investigativo con sede in Lettonia) e il settimanale tedesco ( Der Spiegel) . Ovviamente il Cremlino smentisce tutto.

Riaperto il fronte dei sospetti

Siamo in uno scenario Spy. Il Pentagono aveva già affrontato nel 2023 il caso sul presunto attacco sonoro e aveva chiuso l’indagine definendo  “molto improbabile” la regia di una potenza straniera. Ora questa inchiesta, trasmessa in Usa da “Cbs 60 minuti” con i contributi dell’ultimo lavoro investigativo, riapre il fronte dei sospetti. E fa discutere. Esistono o no le microonde utilizzate dagli 007 di Putin?

Gli strani dubbi nelle ambasciate Usa

Tutto è cominciato all’Avana nel 2016: molte impiegati del personale delle ambasciate Usa di Cuba (e in seguito nelle sedi europee e cinesi) riferivano di accusare strane vertigini, nausea, cefalee e malesseri. E davano la colpa ad una non meglio identificata raffica di ultrasuoni all’indirizzo di diplomatici americani che produceva danni cerebrali e gravi lesioni permanenti. Questi disturbi, a suo tempo archiviati, sono stati rilanciati da Insider e Der Spiegel che sostiene che membri russi di una unità del Gru – nota come 29155 – erano presenti in diversi posti in cui si sono verificate “sindrome dell’Avana”. In 10 anni, sostengono gli investigatori, sono stati colpiti circa 1.500 diplomatici e spie statunitensi. Di più: la nota squadra di sabotaggio dell’Intelligence militare russa per il lavoro svolto “nella pianificazione e nella organizzazione delle operazioni clandestine all’estero, avrebbe ricevuto premi e promozioni per il lavoro legato allo sviluppo di “ Armi acustiche non letali”. Sarà. Fuori le prove. Sennò è solo disinformazione. Una patacca.

La comunità scientifica non prende posizione 

Dice Sergio Barbieri, direttore del dipartimento di Neurologia del Politecnico di Milano: “Non sta a noi medici accertare la veridicità o meno delle inchieste, ma gli ultimi report hanno documentato un aspetto da non trascurare. Molte persone della stessa zona in cui vivono i diplomatici americani, non hanno avuto alcun tipo di problema o sintomo strano. E anche le risonanze sono risultate negative”.
La comunità scientifica non esclude che questa sindrome dell’Avana possa essere una bufala. I medici avanzano semmai una ipotesi: i diplomatici americani sono consapevoli di poter essere un bersaglio e questo fa alzare i loro livelli di stress. E quindi inconsciamente nascono i malesseri tra cui disturbi del sonno e problemi di memoria”. Concludendo: lo scontro con Mosca non ha mai fine.