Siria, ribelli riconosciuti. Ma il leader: “Appoggiate pure gli islamisti”

Pubblicato il 12 Dicembre 2012 - 20:15 OLTRE 6 MESI FA
Ahmad al Khatib, leader dei ribelli

DAMASCO – Alla fine Barack Obama si è accodato a Gran Bretagna, Francia e Unione Europea nel riconoscere i ribelli siriani. Ormai tutti i Paesi occidentali riconoscono formalmente l’esercito di liberazione siriana. Ma non daranno un sostegno militare.

Con il riconoscimento del presidente americano la principale coalizione di oppositori siriani all’estero sono ”l’unica legittima rappresentante” del popolo siriano.

Nonostante la presa di posizione occidentale, in Siria sono continuate anche oggi le violenze. Almeno cinquanta le vittime secondo gli attivisti anti-Bashar al Assad. Quattro esplosioni hanno scosso Damasco e un sobborgo, causando diversi danni materiali e almeno un morto secondo i media ufficiali.

Dal New York Times arriva la notizia secondo cui le forze regolari di Assad avrebbero preso a sparare missili Scud sui ribelli nel nord del Paese.

A Marrakesh, in Marocco, è invece andata in scena una nuova riunione del Gruppo dei Paesi Amici della Siria, piattaforma costituita all’inizio del 2012 da un centinaio tra Stati occidentali (tra cui l’Italia), loro alleati nei quattro continenti, organismi internazionali come l‘Onu e la Lega Araba.

Nella dichiarazione finale, sottoscritta dal governo italiano come da quello americano, la Coalizione nazionale degli oppositori siriani è indicata come unica legittima rappresentante del popolo siriano. La Coalizione, guidata dal leader musulmano sunnita Ahmad al Khatib, è stata ‘battezzata’ lo scorso novembre a Doha, in Qatar, su forte pressione occidentale e ha di fatto sostituito il Consiglio nazionale, raggruppamento nato nell’autunno 2011 e fortemente dominato dalla Fratellanza musulmana, movimento illegale in Siria dal 1980.

A nome dell’Italia, che ospiterà la prossima riunione del Gruppo, a Marrakesh è intervenuto l‘ambasciatore Maurizio Massari, il quale ha chiesto alla Coalizione nazionale di essere ”inclusiva”, ha denunciato la sempre più grave ”emergenza umanitaria” della Siria e ha indicato la necessità di ”una soluzione politica” per la crisi siriana che passi tuttavia dall’uscita di scena di Assad.

Al di là del sostegno formale dell’Occidente alla Coalizione, che si prefigge di costituire un governo di transizione per guidare il periodo successivo all’eventuale caduta del regime attuale, le potenze occidentali esprimono atteggiamenti cauti e differenziati riguardo all’appoggio materiale e militare ai gruppi armati anti-Assad. Tra questi spicca la sigla jihadista della Jabhat an Nusra (Fronte della Salvezza) inserita dagli Usa nella lista delle organizzazioni terroriste internazionali.

Il ministro francese Laurent Fabius ha detto che Parigi non intende per il momento fornire armi ai ribelli perché deve prima fare chiarezza sull’identità delle milizie operative sul terreno. Anche il governo britannico ha confermato oggi di non voler rivedere la decisione che impone un embargo sulle armi alla Siria, in tutte le direzioni.

Dal canto loro, gli Stati Uniti hanno invitato al Khatib a Washington. Ma lui ha criticato esplicitamente la decisione Usa di bandire la Jabhat an Nusra: ”Va rivista”, ha ammonito. ”Possiamo non essere d’accordo con alcuni partiti, con le loro idee e le loro visioni politiche o ideologiche ma affermiamo che tutte le pistole dei ribelli sono puntate per rovesciare il regime tirannico e criminale”, ha incalzato. Khatib ha poi invitato tutti gli alawiti (comunità minoritaria sciita a cui appartengono gli Assad e il clan al potere a Damasco da più di 40 anni) ad abbandonare il regime per dar vita a iniziative di ”disobbedienza civile”.