Schicchi, i lefebvriani attaccano: “Perchè la comunione agli attori porno?”

Pubblicato il 12 Dicembre 2012 - 20:22| Aggiornato il 6 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA
Eva Henger al funerale dell’ex marito Schicchi (Foto Lapresse)

ROMA – Com’è stato possibile dare la comunione a pornodivi tuttora in attività durante il funerale di Riccardo Schicchi? Se l’è chiesto don Pierpaolo Petrucci, superiore del Distretto d’Italia della Fraternità San Pio X il quale ha definito gli attori “dei pubblici peccatori”. Addirittura secondo il religioso lefebvriano è stato permesso loro di prendere la parola durante la liturgia funebre. E poco importa che si trattasse della funzione di Riccardo Schicchi, il loro mentore.

Don Petrucci ha definito l’avvenuto un incidente. Incidente occorso ai frati conventuali della parrocchia romana dei Santi Pietro e Paolo all’Eur, i quali hanno consentito un abuso liturgico così grande perché erano ignari della professione svolta dagli amici del defunto, a dimostrazione della crisi che “travaglia” la Chiesa.

“Purtroppo – continua il capo dei lefebvriani italiani – lo scandalo dato dagli attori pornografici con il loro mestiere disorienta forse meno, dell’atteggiamento di coloro che pubblicamente danno credito a tali comportamenti, soprattutto se si tratta di membri della Gerarchia cattolica. Certo, anche a chi opera nell’ambito della pornografia rimane aperta la misericordia di Dio, ma secondo l’insegnamento del Vangelo, prima di accostarsi alla Santa Comunione o di ricevere funerali ecclesiastici, questi devono fare ammenda pubblica e riparare il male fatto, principalmente esprimendo un vero pentimento”.

“Condannare lo scandalo – ricorda in proposito la nota – è la ragione del rifiuto dei funerali ai pubblici peccatori, non un giudizio sulla loro sorte eterna. Contro questa semplice dottrina, durante la cerimonia in chiesa e subito dopo ci sono state lodi dell’operato del defunto, scomparso senza dare alcun segno di pentimento. L’auspicio dei seguaci italiani di monsignor Lefebvre è che “di fronte a questo nuovo scandalo, membri della Gerarchia ecclesiastica, sacerdoti e fedeli abbiano il coraggio e la coerenza di esprimere pubblicamente la propria indignazione nei confronti di chi tollera simili eventi”.