Usa, debito. Nuove proposte repubblicani ma ancora con Obama nulla di fatto

Pubblicato il 12 Ottobre 2013 - 11:11 OLTRE 6 MESI FA
Il presidente Barack Obama

Il presidente Barack Obama

WASHINGTON, STATI UNITI – Nuove proposte da parte del partito repubblicano, ma ancora nulla di fatto nel durissimo braccio di ferro tra la Casa Bianca e i conservatori sul fronte caldo del debito e dello shutdown. Nessun accordo, quando mancano appena 5 giorni alla minaccia del default e lo Stato e’ chiuso da ben 11 giorni, malgrado siano sempre piu’ intense le trattative tra Barack Obama e i leader della Camera John Boeher. Tuttavia cresce l’ottimismo. I due protagonisti del duello si sono anche oggi sentiti a telefono. Le loro posizioni restano lontane ma su un punto sono d’accordo: bisogna continuare a trattare.

Un confronto che il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney definisce ”utile e costruttivo”, tanto da spingersi a dire che ”e’ possibile fare passi avanti”, anche se le ultime proposte non sono state ”condivise interamente”. Gia’ venerdi sera una riunione di un’ora e mezza tra il Presidente e venti deputati, guidati da Boehner, aveva sciolto il gelo: insomma, ancora nessun risultato concreto, ma almeno sostanziale cambio di clima. Come sottolineano tutti gli osservatori, dopo le accuse violentissime dei giorni scorsi tra i duellanti sembra essersi stabilito almeno un filo di dialogo.

La Cnn sintetizza cosi’ la situazione: ”Nessun passo avanti, se non nei toni’. Lo stesso il Nyt: ”Nessun accordo, ma la proposta repubblicana ha cambiato il clima”, e il Washington Post: ”Nessuna intesa ma timidi progressi dopo i colloqui Obama-Gop”. Sabato la destra rilancia la sfida, offrendo a Obama un nuovo pacchetto di proposte non ancora presentate ufficialmente ma filtrate nei retroscena dei media. Secondo queste indiscrezioni, i deputati Gop avrebbero assicurato il loro via libera al debito sino al 20 novembre e il rifinanziamento dello Stato sino al 15 dicembre, in cambio di forti tagli di spesa sul fronte della sanita’, del Medicare, la sanita’ agli anziani meno bisognosi e una nuova riforma fiscale.

Altre fonti, ad esempio la Cnn, fa sapere che il Grand Old Party avrebbe offerto le 6 settimane di rinvio sul tetto del debito, ma senza parlare della fine dello shutdown. Detto questo, Obama ha completato il suo giro di consultazioni con i gruppi parlamentari, incontrando i senatori repubblicani. Ma anche dopo questo meeting e’ stata fumata nera. Insomma, se tra i Palazzi di Washington e’ ancora stallo, appare chiaro che nel Paese qualcosa si sta movendo. I sondaggi dicono che la pazienza degli americani sta finendo. E che se in questa partita non sta vincendo nessuno, certamente chi sta perdendo di piu’ e’ il partito repubblicano, ch appare sempre piu’ ostaggio dell’ala dura, quella formata dal Tea Party.

Secondo un sondaggio di Nbc News e Wall Street Journal, la popolarita’ del Grand Old Party e’ scesa ai minimi storici: la maggioranza degli cittadini Usa – il 53% – attribuisce a loro la colpa per il blocco della pubblica amministrazione. Le proiezioni mostrano che solo il 24% degli interpellati mantiene un parere favorevole sul Gop. E scende ancora piu’ in basso il gradimento verso i Tea Party, fermo al 21%. Si tratta di numeri molto pesanti per il partito dell’elefantino ch3 se continua cosi’ potrebbe uscire sconfitto alle elezioni di medio termine del 2014: secondo il sondaggio infatti, ad oggi il 47% degli elettori americani preferirebbe avere un Congresso controllato dai democratici, mentre solo il 39% vorrebbe i repubblicani alla guida di Capitol Hill.

Proprio oggi a Washington c’e’ stata la plastica rappresentazione di un partito profondamente lacerato al suo interno, in preda a quello che la Cnn ha definito ”una guerra civile”. Nelle ore in cui lo Speaker John Boehner tentava una difficile trattativa con Obama, in un hotel della citta’ un migliaio di estremisti applaudivano Ted Crux, il senatore del Texas, star del Tea Party, mentre incitava la folla a lottare senza quartiere contro la Obamacare, la riforma sanitaria voluta da Obama ormai entrata in vigore dal 11 giorni.