ROMA – “Entro 48 ore la Gran Bretagna e gli Stati Uniti potrebbero decidere di attaccare la Siria entro dieci giorni”. Due giornalisti inglesi del Daily Mail e del Daily Telegraph lo hanno scritto sostenendo che questo fosse l’sito della lunga telefonata tra David Cameron e Barack Obama. Un imminente attacco in Siria, secondo i due giornalisti, che è stato smentito dalla Casa Bianca.
Il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, e alleato siriano frena: “Le conseguenze sarebbero gravissime”. “Ogni ora è importante per accertare la verità”, ha dichiarato il segretario dell‘Onu Ban Ki-moon. Intanto il 27 agosto inizierà l‘ispezione Onu a caccia del’uso di gas nervino da parte di Bashar al Assad nei confronti di civili siriani e oppositori.
ATTACCO GB E USA – A scatenare l’ipotesi militare nei confronti della Siria da parte di inglesi e americani è stato l’attentato con armi chimiche del 21 agosto a Damasco, attacco che ha ucciso 1300 siriani, tra cui molti bambini.
Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia ritengono sia necessaria una ”risposta militare” al presunto attacco del regime siriano con armi chimiche per scoraggiare Damasco a usarle ancora. Lo riporta il Financial Times citando un funzionario occidentale, secondo il quale i tre governi stanno considerando una serie di attacchi contro gli asset militari del regime per ”chiarire che la comunità internazionale non tollererebbe l’uso di armi chimiche in un conflitto moderno”.
CASA BIANCA SMENTISCE – – La Casa Bianca ha smentito informazioni riportate dal quotidiano britannico Telegraph secondo le quali Washington e Londra si appresterebbero a lanciare un’azione militare contro la Siria “nei prossimi giorni”: “Il presidente Obama non ha deciso di impegnarsi in un’azione militare”, ha detto un responsabile alla presidenza.
“ACCUSE USA INSENSATE, FALLIRANNO” – “Se gli Usa decidono di attaccare la Siria o intromettersi ulteriormente nel Paese falliranno come in tutte le precedenti guerre che hanno scatenato, dal Vietnam ad oggi”. Bashar al Assad replica così in un’intervista al quotidiano russo Izvestia l’ipotesi di attacco militare da parte di Usa e Gran Bretagna.
Assad ha smentito l’utilizzo di armi chimiche da parte del suo regime ed ha commentato così le reazioni internazionali: “L’America ha preso parte a molte guerre ma non ha mai raggiunto i suoi obiettivi politici per i quali aveva scatenato quelle guerre. Ha fallito nel convincere il suo popolo multietnico della giustezza di quelle guerre, come pure ha fallito nell’instillare la sua ideologia negli altri paesi”.
La situazione in Siria, spiega poi Assad, è diversa da quella in Egitto e ”lo stesso scenario delle ‘rivoluzioni arabe’ ha cessato di essere convincente”, e degli Stati Uniti dice: “Essi possono cominciare qualsiasi guerra, ma non sanno quanto durerà e quanto si estenderà”.
Assad ha infine dichiarato che ”sin dall’inizio della crisi, Usa, Francia e Gran Bretagna hanno tentato di fare un’invasione militare ma sfortunatamente per loro le cose hanno preso una piega diversa. Hanno tentatodi convincere Russia e Cina a cambiare le loro posizioni al consiglio di sicurezza Onu ma non ci sono riusciti. Hanno fallito nel convincere i loro popoli e il mondo intero che la loro politica in Medio oriente e’ intelligente e utile”.
“CONSEGUENZE GRAVISSIME” – La Russia, alleata siriana, ha da subito chiarito che l’ipotesi di un attacco militare in Siria da parte di inglesi e americani comporterebbe “conseguenze gravissime”.
Sergej Lavrov, il ministro degli Esteri russo, ha sottolineato che le ”dichiarazioni ufficiali fatte negli ultimi giorni da Washington sul fatto che le truppe americane sono pronte ad intervenire nel conflitto siriano sono viste con profonda preoccupazione” da Mosca.
Lavrov ha poi aggiunto: “Si ha l’impressione che certi circoli, inclusi quelli sempre più attivi nei loro appelli per un intervento militare scavalcando l’Onu, stiano francamente tentando di spazzar via gli sforzi comuni russo-americani degli ultimi mesi per convocare una conferenza internazionale per una risoluzione pacifica della crisi”.
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