Vertice da Obama per blindare la “fortezza Usa”. Ma si apre una falla nel muro dell’economia

Pubblicato il 5 Gennaio 2010 - 18:08 OLTRE 6 MESI FA

La notizia l’hanno portata al presidente con qualche imbarazzo sul come comunicarla. Obama era immerso nel vertice di Stato sulla sicurezza: il segretario di stato Hillary Clinton, il segretario alla difesa Rober Gates, il segretario alla sicurezza nazionale Janet Napolitano, il capo della Cia Leon Panetta, il capo della Cia… Tutti intenti a testare quanto e come e se funzionano le misure anti terrorismo.

E a vagliare se, quanto e come si possono colpire i terroristi senza aprire nuovi fronti di guerra. Ed ecco un biglietto passato al presidente, forse una frase sussurrata da qualcuno entrato nella riunione: “Il mercato immobiliare ha ceduto, meno sedici per cento quando ci si aspettava un meno due”. È il fronte dell’economia che dà un nuovo segnale di cedimento.

Non è solo una cattiva notizia, è una notizia pessima. Perché Obama, anche per combattere la battaglia della sicurezza, ha bisogno di un reparto speciale le cui fila si vanno assottigliando, ha bisogno di un’arma che scarseggia negli arsenali: il consenso. E il consenso si fabbrica sul fronte interno, quello dell’economia appunto. Obama non può e non vuole inviare nuovi soldati all’estero, men che mai in Yemen o in Somalia.

Il massimo sforzo, militare e politico, è stato fatto con l’Afghanistan. Quindi deve convincere l’opinione pubblica statunitense che attacchi mirati con i “droni”, aerei senza pilota, sui santuari terroristici possano davvero far male ad Al Qaeda. E deve garantire ciò che umanamente nessuno può garantire: la sicurezza assoluta di areoporti, porti, città, infrastrutture. In termini militari e di prevenzione la questione è irresolubile. In termini politici, la questione è di fiducia, fiducia del paese nell’amministrazione e nel presidente.

Dal vertice alla Casa Bianca stanno per uscire nuovi “raccordi” tra le 16 agenzie americane per la sicurezza. Sta per uscire un metodo meno cervellotico e distratto per comporre la lista internazionale di chi non far salire sugli aerei. Lo stesso vertice deciderà, senza comunicarle ovviamente, azioni di bombardamento e commando nella zona del Golfo e del Corno d’Africa. Tutte scelte doverose e utili, condotte sul sottile confine su cui cammina un presidente che non vuole dichiarare nuove guerre ma neanche apparire passivo di fronte agli attacchi che gli Usa subiscono.

Obama farà e deciderà quel che può decidere e fare un presidente. Potrebbe bastare, alla condizione che gli americani si fidino di lui. Ma gli americani avranno voglia e umore per fidarsi solo se avranno la sensazione di essere protetti dalla crisi economica. È la politica, e neanche Obama può farci niente.