
Pace forse, guerra sempre con le armi e le parole: situazione e prospettive in Italia e nel mondo- Blitzquotidiano.it (foto Ansa)
La tregua di Putin è un regalo di Pasqua o un’altra bufala del Pinocchio russo? Saranno sufficienti poche ore, trenta per la precisione, per sapere se Putin, il dittatore moscovita dice la verità oppure cerca altre strade per imbrogliare chi è contro di lui.
Kiev non si fida, anzi rilancia: “Prolunghiamolo subito questo stop così controlliamo se è una mossa strategica o un suo nuovo furbesco inganno”.
L’Italia, l’Europa, il mondo intero si interrogano, ma vanno avanti, le diplomazie sono già all’opera: il summit di Roma si farà a breve, entro il mese di maggio, Lo ha confermato anche il comunicato ufficiale della Casa Bianca: Trump ha accettato senza il minimo dubbio l’invito della premier italiana.
Una svolta, un grande successo che manda in tilt Francia e Germania. I due colossi del vecchio continente non ci stanno: come si permette Giorgia Meloni di compiere passi che non le sono stati ordinati?
Già, è proprio questo che manda ai matti Macron e Sholz: una iniziativa del genere non se la sarebbero mai aspettata. Debbono aver passato ore di angoscia quando Giorgia in meno di 24 ore ha visto Trump alla Casa Bianca, poi Vance a Roma ed ha avuto contatti continui con Ursula Von der Leyen per cooordinare l’appuntmento storico di Roma.
Dunque, il nostro Paese non sarà più la ruota di scorta dei due colossi europei, non giocherà più di rimessa come succede alle squadre più deboli in cerca di punti.
Meloni voce europea

Gli Stati Uniti non lo dicono apertamente, ma sanno ormai che la vera voce europea è quella della Meloni che, in stretta collaborazione con la presidente della UE, ha in animo di costruire un futuro migliore di quello che esiste oggi. I complimenti di Donald, le sue parole nei confronti della nostra premier dicono senza ombra di dubbio che l’Italia avrà un ruolo determinante per la guerra sui dazi: riusciremo a portare a casa un risultato che nemmeno i più ottimisti prevedevano.
Insomma, il fatto che la Meloni sia diventata in questa occasione l’asso pigliatutto lascia di stucco i francesi e i tedeschi che ora chiederanno spiegazioni ai loro due numero uno.
“Meloni: da under dog a perno di Bruxelles”, sostiene una buona parte dell’informazione. Certo, non mancano i soliti gufi, le prefiche che fanno di tutto per smontare l’attuale equilibrio.
Vertice a Roma: e Putin?
Ecco perché il mondo diplomatico è già al lavoro per il summit di Roma. Si sta facendo di tutto per organizzarlo entro maggio. Ed è allora che si vedranno concretamente i risultati raggiunti per evitare quella guerra commerciale che farebbe male a tutti, anche agli Stati Uniti che vorrebbero imporre dazi ai “volenterosi d’Europa”.
È un momento assai delicato, ragione per cui anche il più piccolo errore potrebbe costar caro a chi vuole dare un volto nuovo a Bruxelles e dintorni.
Ci si deve difendere non solo da coloro che sono contrari al “patto Meloni-Ursula”, ma anche da chi muore d’invidia per i successi ottenuti dalla premier di casa nostra.
Ad esempio, la sinistra di Elly Schlein e di Nicola Fratoianni che continua ad usare aggettivi che il linguaggio politico respinge. “E’ solo una cameriera del presidente Trump”, ripete ossessivamente.
O anche chi, come Matteo Renzi, in cerca di una pubblicità che non ha più, sostiene che dovrebbe essere Mario Draghi a dialogare con la Casa Bianca. Per quale motivo, visto che non ha più nessun titolo in Italia?
Però, con il suo partito (il due virgola per cento delle preferenze), il solitario ex presidente si serve di un giornale che guarda solo da una parte (indovinate quale) per lanciare le sue strampalate idee.
È questo atteggiamento che gli italiani non capiscono: una volta che tutto il mondo parla delle iniziative prese dalla Meloni e incoraggiate dalla Von der Leyen si dovrebbe essere contenti e favorire il passo delle due donne politiche che vanno per la maggiore.
Invece no: si continua a remare contro, a sperare che il summit non si tenga, a guardare sempre più verso la Cina per intralciare il nuovo cammino. Perchè mai uomini e donne di un certo peso debbono comportarsi così? C’e da meravigliarsi? Forse no, visti i precedenti.
Subito dopo Pasqua, ecco un’altra ricorrenza, quella del 25 aprile, che dovrebbe favorire l’unità. Invece no. I partigiani protestano perché la loro voce è diventata fioca. È la vecchiaia che non li aiuta più.
Così, è la Cgil di Maurizio Landini che approfitta ancora una volta della festa della Liberazione per difendersi e dimostare di esistere ancora. Per quanto tempo durerà questo “inganno”? Forse i giorni felici del leader del più numeroso sindacato italiano hanno imboccatto la via del tramonto. Lo sperano in molti oppure no?