Crollo Borse, Allen Sinai: “Non ci sarà nuova recessione”

Crollo Borse, Allen Sinai: "Non ci sarà una nuova recessione"
Allen Sinai

ROMA – “Nessuna catastrofe in arrivo, non c’è rischio di una nuova recessione mondiale. Stiamo assistendo ad una correzione da lungo attesa e dovuta, e le conseguenze saranno limitate”. L’economista Allen Sinai, direttore della Decision Economics, si aspettava la reazione emotiva con la quale Wall Street ha risposto agli scivoloni delle piazze asiatiche ed europee. Ma Sinai ha anche già previsto la fine dell’attuale ondata di vendite, che secondo i calcoli del suo istituto dovrebbe arrivare entro la settimana.

Ecco uno stralcio dell’intervista a Flavio Pompetti del Messaggero di Roma.

Il contagio sarà quindi limitato?

«L’indice Standard & Poor’s 500 arretrerà di circa il 15% rispetto alla punta massima quest’anno, e si assesterà poco sopra i 1,800 punti. Con la caduta di oggi siamo già ben oltre il 10%, quindi il punto di arrivo è vicino».

Oltre i numeri, cosa vuol dire questo dato?

«Che i fondamentali dell’economia americana così come quelli di molti Paesi occidentali, sono sani, e che quindi questa non è una crisi strutturale, ma una semplice correzione di un mercato da troppo tempo orientato alla crescita. Abbiamo alle spalle sei anni di aumento quasi ininterrotto degli indici di Borsa, e le azioni non possono salire in eterno. Un mercato sano è capace di determinare anche in assenza di stimoli esterni il momento in cui ha bisogno di rettificare i conti, e lo fa in modo efficace e adeguato al surplus di valore che è stato creato. Questo è esattamente quello che sta accadendo negli ultimi giorni sulle piazze mondiali.

La preoccupa il crollo del petrolio?

«Tutt’altro. Stiamo già registrando gli effetti positivi che sta avendo sulla capacità di spesa degli americani, e sappiamo che la spesa negli Usa è una componente maggioritaria del Pil. Il fenomeno ha riflessi negativi per tutti quei Paesi produttori la cui economia è fondata quasi esclusivamente sul commercio del petrolio, ma in Usa la situazione è ben diversa: i costi più bassi si trasferiscono immediatamente nelle tasche dei consumatori, e l’economia nazionale ne trae vantaggio».

Le difficoltà cinesi e la caduta dei mercati sono motivo sufficiente per allontanare il rincaro degli interessi?

«Se la mia analisi sulla crisi in corso è corretta, la Fed può procedere tranquillamente con i suoi piani. Le Borse come ho detto stanno amministrando una correzione per purgare un eccesso di capitalizzazione che non risponde ai fondamentali delle aziende quotate. Ma su questo fondo, l’economia americana resta solida se non proprio robusta» (…)

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