ROMA – Un azzurro in copertina al Giro d’Italia, competizione ciclista. Seconda vittoria per il talento livornese Diego Ulissi nel giorno in cui il vecchio Evans ritrova la maglia rosa. Ne parla La Gazzetta dello Sport in un articolo a firma di Luca Gialanella. Riportiamolo di seguito.
“Forse Marco si sarà anche un po’ arrabbiato «caspita, fanno il mio Carpegna, 22 tornanti, e ha avuto coraggio soltanto il colombiano Arredondo, uno scalatore come me. I migliori sono passati davanti al mio monumento tutti in fila». Lui che, sul Carpegna, andò in crisi di fame vera in allenamento, «una fame allucinante — ricorda Andrea Agostini, amico fraterno del Pirata —. Entrò in un negozio e disse “sono Marco Pantani, datemi da mangiare. Non ho i soldi, domani torno a riportarveli”. E ci tornò, non in macchina, ma scalando ancora il Carpegna». Gli sarà tornato il sorriso sicuramente all’arrivo, a vedere la consacrazione di un ragazzo: Diego Ulissi, 24 anni. Sì, la stessa età che aveva lui quando illuminò il Giro 1994.
Il destino Chissà se è un segno del destino che il bis del livornese, in maniera sontuosa, nella tappa più dura delle prime due settimane, sia proprio giunto in una delle giornate dedicate a Pantani. Come se la disperata ricerca dei tifosi italiani di riabbracciare una speranza, un giovane in cui credere, da mettere accanto a Nibali, avesse trovato la linfa giusta nella terra dell’amore infinito per il Pirata. E chissà se è un altro segno che, a 37 anni, Cadel Evans abbia indossato la maglia rosa proprio qui, sfilandola al connazionale Michael Matthews, che la teneva da sei giorni. Il giovane e il vecchio. Anche l’australiano è legato a Pantani, certo: è nato il 14 febbraio, giorno in cui la vita dello scalatore di Cesenatico si spegneva tra i misteri di una stanza di un residence di Rimini, nel 2004.
Le cifre Ulissi, e chi se l’aspettava? Eppure una spiegazione tecnica c’è: guardate la media della tappa, 37,319 km orari. Tappa veloce, quindi. Stile Tirreno-Adriatico, dove non ci sono salite alpine (6 km il Carpegna, 9 km il Villaggio del Lago, 6 km Montecopiolo: intervallate da discese e recupero), dove si sta bene a ruota, si va a quote medie (1358 metri il Carpegna, 1235 metri l’arrivo) e non ci sono problemi di aria rarefatta e di respirazione. Tappe in cui corridori esplosivi come Ulissi fanno la differenza, su uno strappo finale al 13%, sui big da classifica: tanto che Evans, per esempio, ha anche ceduto 2” a Quintana, sicuramente più agile di lui. Nei tapponi, la media è di 30-32 km all’ora.
Accelerazioni Diego compie un capolavoro che ancora le cifre aiutano a capire: ai 150 metri affianca il croato Kiserlovski, siamo nel tratto più duro dello strappo al 13%, esce all’esterno e fa molta più strada, lo passa nettamente, si gira ancora, smette di pedalare, allarga le braccia. Tutto questo in 14”. Cioè una media di 38,5 km orari. Se allarghiamo l’analisi ai 300 metri conclusivi, la velocità media di Ulissi scende a 25,7 orari. Ecco perché corridori come Evans e Basso restano sul posto, e anche Quintana guadagna qualcosa. Rispetto alla vittoria di Viggiano, mercoledì, non ci sono paragoni. Questo successo fa entrare Ulissi in un’altra dimensione.
Il calvario Il Carpegna vive sull’azione del colombiano Julian Arredondo, 25 anni, che corre nella Trek di Guercilena. Costruisce la sua azione prima in fuga (dal km 24, con altri 9: ci sono Cattaneo, Bandiera, Pirazzi, Finetto, Boasson Hagen), poi quando stacca Pirazzi in salita. I big salgono insieme, l’Ag2r di Pozzovivo fa un bel ritmo, una ventina i migliori. Ci sono Aru e Basso, ma non Scarponi, che vive un calvario dopo la caduta di Montecassino. Scortato da tre gregari, il marchigiano soffre come mai in bici. All’arrivo il viso scavato, la delusione, forse qualche lacrima: 9’39” di ritardo. Ora il miglior italiano è il suo giovane compagno Fabio Aru, quinto. C’è spazio pure per la bella azione di Pierre Rolland, il francese re sull’Alpe d’Huez al Tour 2011, che va a riprendere Arredondo ai -3 km e viene raggiunto da Moreno ai 350 metri. E oggi ancora salita a Sestola, la montagna modenese dove cominciò la leggenda di Alberto Tomba”.