Luigi Lucchi, “il sindaco dei forconi” contro le tasse: “Furti legalizzati”

di redazione Blitz
Pubblicato il 17 Dicembre 2013 - 12:53 OLTRE 6 MESI FA
Luigi Lucchi, il sindaco di Berceto (Parma) in mutande davanti al Quirinale

Luigi Lucchi, il sindaco di Berceto (Parma) in mutande davanti al Quirinale

ROMA – Luigi Lucchi, primo cittadino, dal 2009, a Berceto, 2200 abitanti sull’appennino parmense, gemellato (chissà perché) con la tribù degli indiani Lakoto (Sioux), è il “sindaco dei forconi”, il più arrabbiato, scrive Italia Oggi, “tanto che a proprie spese ha acquistato una pagina sul giornale locale (la Gazzetta di Parma, edito dalla Confindustria, il presidente del consiglio d’amministrazione è Guido Barilla) per dichiarare guerra a quello che considera un livello insopportabile di fiscalità e proporre una giornata di protesta”.

L’articolo di Giorgio Ponziano:

Ex-socialista, è factotum di una lista civica: Idee e tenacia. Il modo in cui ha intitolato la pagina acquistata, e firmata in qualità di sindaco, è tutto un programma: «Furti legalizzati». Ecco il testo: «I miei concittadini, con documenti che lo provano, sono stati derubati, negli anni passati, da carrozzoni pubblici ed enti di secondo grado, non eletti dai cittadini, per 1.818 euro cadauno. Nel 2013 il governo ha preteso, da ogni bercetese, con tasse e imposte comunali, ben 1.092 euro. Sono «furti» fatti a discapito di «povera» gente e di un povero territorio».

Una situazione «inaccettabile» e il sindaco avanza una proposta: «Cerchiamo professori, costituzionalisti, avvocati che solo per amore di giustizia mettano a disposizione, gratuitamente, il loro sapere per difendere il Comune di Berceto (un piccolo Comune) e i suoi cittadini presso organismi internazionali preposti, obbligando uno Stato alla deriva, a raddrizzarsi e rispettare la Costituzione. Uniamoci per presentare una denuncia nei confronti dello Stato. Non mancate all’incontro il 21 dicembre, a Berceto, dalle ore 10, presso il salone della Casa della Gioventù».

Il finale dell’insolita iniziativa è singolare come il suo contenuto: invece di fare auguri e regali agli amici ho investito il denaro in questa pagina.

I forconi in piazza ma forse la protesta si sta sgonfiando, il sindaco sul giornale e per niente intenzionato a retrocedere. «La realtà del mio Comune – dice – è che pur avendo bisogno di tutto per rispondere alle esigenze dei cittadini le entrate latitano perché con tasse e imposte comunali in realtà si foraggia lo Stato».

Lucchi è un sindaco fuori dalle righe. È stato più volte protagonista di iniziative curiose, un coup de théâtre fu chiamare come assessore allo sviluppo, Irene Pivetti, che non viene quasi mai però fa notizia, un’altra volta annunciò che sarebbe andato in mutande davanti al Quirinale per protestare contro la Tares. In effetti si presentò con fascia e boxer ma dopo un tira-e-molla si lasciò convincere dalle forze dell’ordine a rivestirsi e a spostarsi di qualche metro.

«Mi chiamo Nessuno – afferma – perchè come sindaco, ogni giorno, dalle istituzioni del mio Paese (governo e parlamento), vengo indebolito nel mio incarico, reso sempre più inoffensivo nella difesa dei diritti dei miei concittadini come la nostra Costituzione mi incaricherebbe di fare. Mi chiamo Nessuno perchè come sindaco mi viene tolta la dignità dell’amministratore pubblico e sono trasformato, contro il mio volere, in gabelliere per conto dello Stato, aguzzino nei confronti dei cittadini. Mi chiamo Nessuno perchè nulla ho potuto fare per rendere questo mio Comune migliore».

Dopo il tentativo del blitz romano in mutande e dopo la pagina a pagamento sul giornale, sarà la volta della manifestazione di protesta: come per i forconi anche per lui non si salva nessun politico. «Siamo al fallimento della politica, alla rottura dei rapporti tra le esigenze del territorio e il governo centrale- dice- visto che non si può trovare e non si trova uno ‘straccio’ d’interlocutore che un tempo era rappresentato dai deputati e senatori eletti nella provincia e che oggi sono nominati e non bisognosi del consenso dei cittadini. Quanto al governo, dovrebbe avere il coraggio di metterci la sua faccia se vuole altri soldi e non nascondersi dietro ai sindaci».

Se la marcia su Roma dei forconi è incerta, quella su Berceto è confermata e il sindaco si presenterà con la fascia: «Sarà una protesta, non violenta, contro l’ingordigia dello Stato. Nessuno deve rimanere in silenzio. Lo Stato, la burocrazia, i carrozzoni pubblici mangiasoldi ci rendono sempre più poveri. Nel 2014, nonostante i proclami, il governo e il parlamento pretenderanno ancora di più da ognuno di noi, anche da coloro che economicamente stanno già male. Abbiamo l’obbligo, come cittadini, di farci sentire, di protestare. I carrozzoni pubblici hanno già rubato, dal 1997 ad oggi, ai bercetesi oltre 4.000.000 di euro».

Inoltre il sindaco confessa di sobbalzare spesso sulla sedia nell’ambito delle proprie funzioni. E anche questo lo fa arrabbiare: «È arrivato sul mio tavolo un plico che pesa 88 kg, è alto 148 cm ed è formato da alcune migliaia di fogli.

Sa di che si tratta? L’Autocamionale della Cisa Spa, seguendo tutte le procedure richieste dalla legge, che si strombazza semplificata, chiede l’autorizzazione ambientale per tinteggiare un viadotto già esistente da alcuni decenni. Questo comporta l’analisi, da parte dell’ufficio tecnico comunale di tutta la documentazione. Prevedo un blocco di tutta l’altra attività amministrativa di alcuni mesi per permettere ai due tecnici di studiare il progetto e poterlo illustrare alla commissione paesaggistica comunale che dovrà essere convocata per esprimere un parere da inviare, con tutto il progetto, ribadisco 88 kg di carte, alla Sovrintendenza, ingaggiando un corriere a spese del Comune. Dimenticavo: il colore del viadotto è rigorosamente grigio cemento e serve per preservare i ferri dell’armatura dal loro deterioramento».