Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Campidoglie”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Ottobre 2015 - 08:19 OLTRE 6 MESI FA
L'editoriale di Marco Travaglio

L’editoriale di Marco Travaglio

ROMA – “Grazie alla speciale macchina del tempo che stiamo brevettando in redazione – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – siamo in grado di anticipare i prossimi sviluppi del caso Marino”.

1° novembre. Ignazio Marino, dopo il clamoroso ritiro delle dimissioni da sindaco di Roma, annuncia che potrebbe ritirare il ritiro e dunque ritirarsi a una vita privata piuttosto ritirata. Matteo Orfini commenta sollevato: “È una grande vittoria del Partito democratico, ora si lavori per dare a Roma un governo degno della sua storia. Se conoscete qualcuno disposto a fare il sindaco del Pd, fateci sapere”. Segue indirizzo email.

2 novembre. “Ci avete creduto, eh?”: la giornata politica si apre con questo tweet di Ignazio Marino, corredato da una sua foto che lo ritrae con una zucca in testa, dal titolo “Dolcetto o scherzetto?”. Segue un lucido comunicato da cui pare di intuire che il sindaco – il quale fra l’altro non riesce a sfilarsi la zucca dal capo e la porta con sé in attesa di aiuto – abbia ritirato il ritiro del ritiro delle dimissioni. Ma la parola “ritiro” compare quattro volte anziché tre, dunque è anche possibile che abbia ritirato – senza volerlo – il ritiro del ritiro del ritiro, dunque che resti sindaco. Matteo Orfini, in un franco e cordiale colloquio telefonico, spiega la situazione a un disorientato Matteo Renzi. “O bischero, si può sapere che cazzo succede?”. “Il testo è complesso, lo stiamo decrittando con un pool di compagni linguisti e semiologi”. “O semiologo, sto venendo lì a stritolarti con le mie mani”.

3 novembre. Nessuna notizia di Ignazio Marino. Vane le ricerche in Campidoglio e nella sua abitazione privata. Voci incontrollate ipotizzano che sia fuggito all’estero, o che sia stato rapito, o che si sia tolto la vita. In serata, una donna delle pulizie scova una lettera sotto la scrivania del suo ufficio, due sole parole scritte a grafia incerta: “Mi dimetto”. Matteo Orfini, che ha aggiunto alcuni psichiatri al pool di linguisti e semiologi, commenta con aria serena, ma preoccupata: “Come da tempo annunciato, il caso Marino è chiuso: Roma avrà presto un governo alla sua altezza. Siamo vicini ai familiari per la scomparsa dell’amico Ignazio, di cui mai abbiamo messo in dubbio l’onestà e la capacità. Contiamo di ritrovarlo al più presto per restituirlo all’affetto dei suoi cari”.

4 novembre. La stessa donna delle pulizie avverte strane voci e rumori da un bagno del Campidoglio, la cui porta è stata chiusa dall’esterno da qualcuno che ha portato via la chiave.

Quando il fabbro forza la serratura, esce Ignazio Marino con una zucca in testa, il che spiega perché i suoi ripetuti allarmi vocali risultassero incomprensibili. Matteo Orfini, che non riesce a spiegare le lacrime che inondano il suo volto né la presenza della chiave del bagno nella sua tasca, aiuta il sindaco a liberarsi della zucca spaccandola in mille pezzi con un machete: lo fermano un attimo prima che continui sul cranio del sindaco ormai libero da ingombri.

5 novembre. Marino si presenta nell’aula bunker di Rebibbia completamente nudo, ma con la fascia tricolore, per costituirsi parte civile alla prima udienza del processo Mafia Capitale. All’uscita, ringrazia Matteo Orfini per le belle parole del giorno prima sulla sua onestà e capacità: “Questo riconoscimento è un ottimo auspicio per il prosieguo della mia azione di governo sino al termine della mia sindacatura, cioè al 2023”. Matteo Orfini non commenta. Chi gli sta vicino nota un lievissimo tremito nelle sue mani, un occhio spiritato e un filo di bava verde dal lato sinistro della sua bocca.

6 novembre. Ignazio Marino, con un caschetto giallo al posto della zucca e un simpatico costume da Arlecchino ton sur ton, si presenta a Tor Pagnotta per la posa della prima pietra inaugurale del grande cantiere per la linea Q della Metropolitana. A nulla valgono le obiezioni di chi fa notare come sia ancora da terminare la linea C, mentre nulla è dato sapere delle linee D, E, F, G, H, I, L, M, N e O. Matteo Orfini, pur invitato, è costretto a disertare la cerimonia, in quanto impegnato in un franco e cordiale colloquio con Matteo Renzi (il premier, sottrattogli il machete, sta cercando di finirlo in uno scantinato di Palazzo Chigi).

7 novembre. Ignazio Marino, che alloggia da alcuni giorni in un sacco a pelo sul muro più alto del Colosseo (per protesta contro il Pd che non lo sostiene a sufficienza, ma anche per protesta della moglie che l’ha messo fuori di casa perché non ne può più), riceve lassù gli assessori della sua nuova giunta per il giuramento di rito: ne fanno parte autorevoli esponenti della società civile, scelti fuori dai partiti, fra i quali spiccano un clochard di Casal Palocco, una peripatetica del Raccordo, un trapezista del Circo Medrano e un paziente appena uscito dalla sala operatoria e ancora sotto anestesia. Matteo Orfini tenta il suicidio sbattendo ripetutamente la testa contro il muro di casa, ma sopravvive, non essendo per lui la testa un organo vitale.

8 dicembre. Dopo cinque settimane di strenua resistenza a tutte le mozioni di sfiducia, approvate da maggioranza, opposizioni e donne delle pulizie, Ignazio Marino si presenta all’alba in Vaticano vestito da Brighella, con tricorno dorato e piuma di struzzo. Spalanca la Porta Santa approfittando della messa che tiene impegnato il Santo Padre e dichiara ufficialmente aperto il Giubileo Straordinario. Vano il tentativo di Matteo Orfini di impedire l’insano gesto: la neurodeliri, avvertita della presenza di uno squilibrato in piazza San Pietro, ha portato via lui.