Redditometro, Elezioni, Armstrong: la rassegna stampa e le prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Gennaio 2013 - 09:18 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Così partirà il redditometro. Il Corriere della Sera: “Sul redditometro che non piace più a nessun leader, oggi l’Agenzia delle Entrate interverrà per fare chiarezza su come sarà utilizzato lo strumento. L’incontro tra il premier Monti e il direttore dell’Agenzia Befera dovrebbe proprio avere come oggetto queste spiegazioni. Pare certo che non darà vita a una campagna a tappeto, riguardando appena 70 mila contribuenti su 40 milioni. Scatterà solo se il reddito complessivo accertato supererà del 20% quello dichiarato. Non prenderà di mira beni-simbolo, mirerà invece a far emergere i falsi poveri.”

Berlusconi: Draghi al Colle. Subito arriva il «no». L’articolo a firma di Lorenzo Fuccaro:

“Silvio Berlusconi vedrebbe con favore Mario Draghi come candidato a succedere a Giorgio Napolitano al Colle, ma il presidente della Bce fa sapere di non essere disposto per quell’incarico. Dopo avere ripetuto che quella di Monti sullo spread schizzato in alto per colpa sua «è una mascalzonata», il Cavaliere sferra un duro attacco a Monti sostenendo che «l’insuccesso gli sta dando alla testa» e che «sotto le mentite spoglie di indipendente è in realtà una protesi della sinistra». A sinistra, Bersani riconosce che la battaglia è impegnativa, esprime apprezzamento per le parole a lui rivolte da Monti, ricordandogli però di non sottovalutare il centrodestra, invitando al «voto utile». Bersani denuncia che «l’intesa Pdl-Lega ha creato un danno cosmico all’Italia». Ma il leghista Maroni attacca a sua volta Monti accusandolo di inciuciare con la sinistra, su suggerimento di Casini. Casini replica osservando che chi si appella al «voto utile» «si sente debole» e Bersani «è persona troppo intelligente per pensare che il Professore possa accettare la parte di stampella del centrosinistra».”

Dal Ppe «benedizione» a Monti. Il capogruppo fa infuriare il Pdl. L’articolo a firma di Ivo Caizzi:

“Il presidente degli eurodeputati del Ppe, il francese Joseph Daul, che già aveva accusato di antieuropeismo il leader del Pdl Silvio Berlusconi, ha dichiarato che nelle elezioni italiane il candidato del principale partito europeo è il premier Mario Monti. L’eurodelegazione berlusconiana all’Europarlamento, che non è ancora riuscita a nominare il capogruppo dopo le dimissioni di Mario Mauro (passato con Monti), ha subito contestato questo appoggio definendolo «una scorrettezza senza precedenti». Il segretario del Pdl Angelino Alfano ha definito Daul «male informato sul programma elettorale del Pdl» e ha precisato che ha parlato a titolo personale perché «né il presidente Martens né il segretario Lopez né la presidenza del Ppe hanno mai indicato un candidato ufficiale del partito per la presidenza del Consiglio italiano». Daul, in una riunione degli eurodeputati popolari, avrebbe poi ammesso che lo stesso Monti gli avrebbe telefonato manifestando rammarico perché impegnato a presentarsi agli elettori al di fuori dei tradizionali partiti.”

Processo Ruby, Berlusconi attacca. Un nuovo duello con i giudici. L’articolo a firma di Luigi Ferrarella:

“Tra Silvio Berlusconi e Ilda Boccassini va avanti così da quasi 17 anni. Quando le indagini del pm arginano le nuove Brigate rosse prima che progettino un attentato al quotidiano di centrodestra Libero, è «buona». Ma è «cattiva» quando fa condannare Previti per la corruzione Fininvest di un giudice del lodo Mondadori e pone le basi del risarcimento di 540 milioni di euro a De Benedetti. Se individua e poi arresta i sequestratori del cassiere personale di Berlusconi, l’ex premier le stringe la mano in Tribunale. Se però si oppone a una moratoria dei suoi processi in campagna elettorale, l’imputato la vuole processare.”

Simboli cloni esclusi. E la Lega deve cambiarlo. L’articolo a firma di Giovanna Cavalli:

“Erano 219 i simboli in corsa (215 più quattro bis), ne sono rimasti 169, che il Viminale ha ammesso alle elezioni del 24 e 25 febbraio. «Pochini» ironizza Beppe Grillo. «Fanno spavento, speriamo che i voti non vadano dispersi» riflette Silvio Berlusconi. Respinti invece altri 50, ma con diverso destino: per 16 contrassegni definiti «senza esito», compreso quello dell’Idv, la corsa finisce qui. I 34 «ricusati» (tra cui il 170 della Lega e quelli delle finte liste Monti, Grillo e Ingroia) invece possono essere ripresentati, con le modifiche richieste, entro 48 ore. Oppure i titolari possono rivolgersi alla Cassazione che esaminerà i ricorsi entro due giorni. Solo formale l’inciampo per la Lega. «L’unico problema è che la M maiuscola di TreMonti potrebbe confondersi con Monti» rassicura Roberto Calderoli del Carroccio. «L’abbiamo già corretto, lo ripresenteremo». Però precisa: «L’ex premier gode di un trattamento speciale, ci piacerebbe che venisse riservato anche alle liste di Lega patacca» (che in effetti sono rimaste). Le cinque stelle «tarocche» di Danilo Foti che insidiavano il M5S di Grillo invece sono state spente. «Ha prevalso il buonsenso» commenta il comico. «Noi abbiamo fatto il nostro dovere come sempre, sarà soddisfatto» lo aveva preceduto il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri.”

Pd-Ingroia, la battaglia del «voto utile». L’articolo a firma di Dino Martirano:

“Vittoria dei progressisti al Senato anche nelle regioni in bilico: l’obiettivo di farcela pure in Campania, Lombardia e Sicilia, conquistando così il governo del Paese, è ambizioso ma non irraggiungibile. Per questo Pd e Sel hanno iniziato a martellare con la campagna sul «voto utile» contro il «voto inutile» catalizzato dalla lista Ingroia-Rivoluzione civile. Perché, argomenta Pier Luigi Bersani, «chi non aiuta il Pd fa un regalo a Berlusconi». Tutto questo segue un ultimatum lanciato da Dario Franceschini che ha chiesto all’ex pm di Palermo (sostenuto da Antonio Di Pietro, Leoluca Orlando, Luigi De Magistris, verdi, Prc e Comunisti Italiani) di fare unilateralmente un passo indietro al Senato nelle tre regioni chiave. «Troppo tardi, proposta irricevibile», risponde però Ingroia che comunque non chiude: «Caro Pier Luigi vuoi il voto utile? Il nostro è il voto utile, parliamone. Perché a proposito di voto utile senza di noi il tuo voto è inutile». Per cui, insiste il magistrato in aspettativa, «è il Pd che sta facendo un regalo a Berlusconi, non noi: chi non si accorda con noi, che potremmo sostenere il Pd al Senato, fa un regalo a Berlusconi».”

Redditometro, tutti gli «sconti» del Fisco. L’articolo a firma di Antonella Baccaro:

“Franchigie e esenzioni. Sul nuovo Redditometro, che secondo Silvio Berlusconi «spaventa i cittadini» e per Pierluigi Bersani «non è risolutivo contro l’evasione», l’Agenzia delle Entrate dovrebbe diffondere oggi maggiori spiegazioni per allentare la tensione che si sta creando intorno all’attuazione dell strumento. Qualche elemento dovrebbe essere tratteggiato nell’incontro che il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, avrà oggi con il premier Mario Monti. Ma intanto possiamo anticipare alcune considerazioni di base. Partendo dal fatto che gli accertamenti sintetici previsti dal Fisco per quest’anno saranno 35 mila e dunque i controlli con il Redditometro potrebbero essere circa 70 mila su una platea di 40 milioni di contribuenti. Non una campagna a tappeto, dunque. Il Fisco non avrebbe intenzione di prendere di mira particolari beni-simbolo, come in passato è avvenuto con le imbarcazioni di lusso o i Suv. Tra gli obiettivi invece c’è quello di far emergere redditi non dichiarati che consentono all’evasore di fruire di agevolazioni di natura sociale, rimediando in questo modo a una doppia ingiustizia. Quando sarà emanato il relativo regolamento, di certo entro fine anno, sotto la lente del Fisco finiranno anche i movimenti finanziari dei contribuenti che verranno trasmessi dagli operatori finanziari. Come si è già detto solo se il reddito complessivo accertato dal Fisco supererà del 20% quello dichiarato, scatterà la richiesta di chiarimenti, che non è ancora un accertamento (che partirà solo se le spiegazioni del contribuente non avranno convinto).”

«Non uscite da sole» Accuse al procuratore per l’invito alle donne. L’articolo a firma di Armando Di Landro:

“Parole che sono sembrate sale sulle ferite di una città che non ha mai avuto gravi problemi di sicurezza, per la quale un caso di violenza sessuale ai danni di una ragazza che esce da un locale notturno è un evento straordinario, capace di provocare un’onda emotiva difficile da contenere, con un corollario di fiaccolate e riflessioni. Voleva rassicurare tutti, il procuratore Dettori, ma quella frase, al contrario, è suonata come un allarme, a destra e a sinistra. «Così si rischia di tornare indietro di secoli e io non posso accettarlo», ha commentato la senatrice uscente del Pdl Alessandra Gallone, ricandidata da «Fratelli d’Italia».”

La resa. La Stampa: “Armstrong davanti a Oprah ammette il doping “È stato emotivo, ha parlato molto ma non ha fatto chiarezza come mi aspettavo”. L’articolo a firma di Paolo Mastrolilli:

“È crollato alla fine. Dopo oltre un decennio di bugie, lunedì sera Lance Armstrong ha confessato di essersi dopato davanti alla telecamera di Oprah Winfrey. Perché così spera di redimersi, riconquistare il pubblico, magari tornare a gareggiare nel triathlon, e possibilmente evitare di finire in galera pagando una montagna di soldi nelle cause civili, che lo inseguono più veloci dei ciclisti battuti con l’inganno in sette Tour de France. Il mese scorso Armstrong era volato in segreto a Denver per incontrare il capo della Usada (U.S. AntiDoping Agency) Travis Tygart, l’uomo che a ottobre lo aveva bandito dallo sport rivelando i suoi imbrogli. Voleva un accordo, una via d’uscita: sperava che ammettendo qualcosa avrebbe potuto almeno competere nel triathlon, lo sport che ora considera la sua fonte di reddito. Tygart era rimasto immobile, e allora Armstrong era uscito dalla stanza imprecando: «Tu non hai le fottute chiavi della mia redenzione! Solo una persona le possiede, e quella persona sono io». Così è nata la strategia della confessione televisiva, negoziata poi alle Hawaii con la Winfrey durante le vacanze di Natale. L’idea che riconquistare il pubblico sia il primo passo, almeno in America, per ricevere un’altra chance. Perciò lunedì Armstrong è andato nell’albergo di Austin dove Oprah lo aspettava con 112 domande. Ne è uscito due ore e mezza dopo, con la confessione che ha abbattuto il dio di Alpi e Pirenei: mi sono dopato. «Definirla un’intervista emotiva ha detto la Winfrey ieri alla Cbs – non basta a descrivere l’intensità e la difficoltà». Poi, però, ha aggiunto: «Non ha fatto chiarezza nel modo che avrei aspettato». Gli spettatori potranno giudicare, quando vedranno l’intervista sul network Own in due spezzoni, a partire da domani sera (in streaming via internet e in Italia venerdì ore 21,15 su Dmax). Alcune fonti dicono che Lance sarebbe pronto a denunciare i complici, altre negano, ma la Usada ha già chiarito che quanto ammesso in tv non basta, serve una deposizione davanti a una commissione apposita in cui Armstrong non potrà scegliere per quanti minuti parlare e dovrà fare nomi e deposizioni circostanziate.”