Renzi, Vittorio Feltri sul Giornale: “Amnistia, Imu e segreteria. Quante bischerate”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Dicembre 2013 - 10:10 OLTRE 6 MESI FA
Renzi, Vittorio Feltri sul Giornale: "Amnistia, Imu e segreteria. Quante bischerate"

Matteo Renzi (LaPresse)

ROMA – “Amnistia, Imu e segreteria Quante bischerate, Matteo”. Questo il titolo dell’articolo a firma di Vittorio Feltri sulle pagine de Il Giornale:

Non siamo mai stati né comunisti né oppor­tunisti di sinistra (generica), ma confes­siamo di aver fatto un po’ di tifo ( modera­to) per Matteo Renzi, neosegretario del Pd. Il ra­gazzo non ci era simpatico, ma neppure antipatico quanto la maggior parte dei suoi sodali. Diciamo che tra coloro che non ci piacciono, era quello che ci dispiaceva di meno. Supponevamo che egli, non essendo un prodotto di Botteghe Oscure e nemme­no un figlio del marxismo-leninismo, ma semplicemente un figlio di buona donna, rappresentasse il meglio del peggio. E così, forse ingenuamente, ci siamo lasciati trasci­nare dalla speranza che il sindaco di Firen­ze potesse imprimere una svolta al suo parti­to, portandolo verso le praterie della social­democrazia, lontano dai pascoli prediletti dai compagni, quelli del compromesso sto­rico e dell’euro (o neuro) comunismo.

L’eloquio sciolto del giovin signore era ed è rassicurante. In certi momenti siamo arri­vati ad augurarci che Renzi fosse uno dei no­stri, cioè un tipo col quale si potesse parlare e trattare senza paventare inganni. A pochi giorni dalla sua elezione a leader del Pd, te­miamo già di aver sbagliato i conti, avendoli fatti senza l’oste. Oddio, qualche dubbio l’avevamo già avuto un paio di settimane or­sono, quando «don» Matteo se ne uscì con una bischerata madornale. Questa: sono contrario all’amnistia e all’indulto, perché non risolvono il problema delle carceri, ma lo rinviano sine die.

Quando uno scopre l’acqua calda spac­ciandola per un’idea geniale bisogna diffi­darne. Infatti, la maxi sanatoria proposta da madame Cancellieri, e sollecitata da Gior­gio Napolitano, non è una panacea. Ma non ha alternative, dato che il sovraffollamento delle galere si combatte solo in due soli mo­di: primo, costruendo nuove prigioni, il che comporta l’esborso di soldi,dei quali non di­sponiamo né disporremo a breve termine (forse mai), quindi «salutame a soreta», nel senso di campa cavallo; secondo, depenaliz­zando reati che oggi sono stupidamente pu­niti con la detenzione. Ci sarebbe una terza via, ma è impraticabile: fare sì che gli stranie­ri dietro l­e sbarre finiscano di scontare le pe­ne nel loro Paese anziché nel nostro. Ma chi è capace in Italia di organizzare un’opera­zione similmente complicata? Scartiamo­la.

Ecco dimostrato che il rifiuto opposto da Renzi all’amnistia e all’indulto significa non avere capito un tubo, considerato che la situazione nei nostri reclusori è ai limiti dell’umana sopportabilità e richiede inter­venti d’urgenza. Se lo ha intuito perfino Na­politano, che ha l’età del dattero, lo potreb­be afferrare anche il rottamatore. Invece niente, il concetto non gli entra in testa, po­verino. Il che conferma che la questione ana­grafica è una boiata pazzesca. Se uno è indie­tro di comprendonio, lo è a prescindere dal­la data di nascita. Si può dire che questo sia un assioma (…)

Delusione cocente. Matteo ha nominato una dozzina di mattocchi senz’arte né par­te, tra cui un certo Taddei, sedicente econo­mista, il quale ha ribadito senza arrossire ­essendo costui più rosso del fuoco – che la chiave adatta per recuperare denaro, allo scopo di distribuirne ai lavoratori in affan­no, sia l’aumento della tassazione sulle case di proprietà. Altro che Imu, una bazzecola: bisogna massacrare fiscalmente chiunque abbia uno, due, tre immobili; e il ricavato sia utilizzato per fare giustizia sociale, ossia, spartire la ricchezza. La teoria si basa sul se­guente principio: poiché gli immobili sono fermi per definizione, mentre la società è in movimento, occorre penalizzare l’inerte mattone e premiare gli operai che, vicever­sa, sono la rappresentazione fisica del moto perpetuo (…)