Roma. Dimissioni Morgante svelano bugie dei partiti: vincono le tasse, fisco alle stelle

Roma. Dimissioni Morgante svelano bugie dei partiti: vincono le tasse, fisco alle stelle
Ignazio Marino e Daniela Morgante (LaPresse)

ROMA – Dopo le dimissioni dell’assessore al Bilancio Daniela Morgante, le prospettive della giunta di sinistra che regge il Comune di Roma ed è guidata da Ignazio Marino non si fanno più serene ma più cupe. Con le dimissioni di Daniela Morgante ha vinto il partito delle tasse che si oppone a qualsiasi taglio e che ha fatto di Roma non solo la capitale d’Italia ma anche la capitale della pressione fiscale.

La situazione è esaminata con competenza e cognizione di causa da Ernesto Menicucci sul Corriere della Sera:

“La sensazione è che la partita sia appena cominciata. Da una parte, Marino sottolinea come «il contributo di Daniela è stato prezioso e ha consentito a Roma Capitale di ritornare su binari virtuosi. Le esprimo la mia profonda stima per le sue capacità professionali e doti umane». Dall’altra, anche l’ormai ex assessore parla ufficialmente di «profonda stima verso il sindaco, lo ringrazio moltissimo per la straordinaria esperienza. È stato un lavoro affascinante e complesso». Ma in realtà sembra che si sia ripetutamente sfogata: «Il sindaco mi ha lasciato da sola».

Un tentativo di uscita indolore, dopo che nelle ultime ore sono volati gli stracci. Marino, per il momento, assumerà l’interim al Bilancio, con una nuova «cabina di regia» fatta dal suo «cerchio magico»: Alessandra Cattoi, Mattia Stella, Silvia Decina, Luigi Fucito. E non Guido Improta, uomo forte dei Trasporti. Poi, dopo l’approvazione della manovra e del piano di rientro, si vedrà.

Certo l’addio della Morgante traccia una riga: dal Marino-uno, si passa al Marino-due, più «politico». Secondo le ricostruzioni ufficiali, sindaco e assessore avevano deciso già lunedì, in quei 90 minuti di colloquio blindato. Impossibile andare avanti, troppo diverse le impostazioni sul Bilancio: «Non c’erano più le condizioni per lavorare con serenità», dicono in Campidoglio. E, dunque, l’ultimo «strappo» dell’assessore — che ieri mattina non era alla cabina di regia sul piano di rientro — non c’entra nulla. La Morgante era assente per «impegni istituzionali»: in realtà, pare che fosse andata a comunicare al presidente della Corte dei Conti la decisione «prima che la leggessero sui giornali». Perché la Morgante è, prima di tutto, un magistrato contabile, in forza in Abruzzo.

Il suo addio crea reazioni contrapposte. Se Lionello Cosentino (Pd) offre a Marino «la piena collaborazione del partito», il centrodestra attacca il sindaco. «Marino togli il disturbo», dice Sveva Belviso (Ncd). «Marino perde pezzi», incalza Annagrazia Calabria (Fi). Secondo Alfio Marchini «la scelta di Marino di prendere l’interim è suicida». Ma anche il mondo imprenditoriale è in subbuglio. Il presidente di Unindustria Maurizio Stirpe la difende a spada tratta: «Far uscire lei dalla giunta è un errore, spero che non prevalga il partito delle tasse». Ma i malumori ci sono anche nel gruppo consiliare Pd: «Apprendiamo del cambio dalle agenzie di stampa». Qualcuno lo sapeva, ma pare che il sindaco non abbia dato comunicazioni a nessuno.

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