Sanità, Province, Ilva e maltempo: la rassegna stampa

Pubblicato il 28 Novembre 2012 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Monti apre il caso sanità. Il Corriere della Sera: “Allarme di Monti: «La sostenibilità futura dei sistemi sanitari, incluso il nostro, potrebbe non essere garantita». Invoca nuove forme di finanziamento. La Cgil insorge: «Non si privatizzi». Slitta la delega fiscale: gelo governo-partiti.”

Il monito di Monti sulla spesa sanitaria. L’articolo a firma di Marco Galluzzo:

“Si ribellano tutti: da Di Pietro al Pdl, dalla Lega al Pd. Mario Monti ha toccato il funzionamento attuale, e la sostenibilità futura, del sistema sanitario nazionale. Lo ha fatto con queste parole: «La crisi ha colpito tutti. Il campo medico non è un’eccezione. Le proiezioni di crescita economica e quelle di invecchiamento della popolazione mostrano che la sostenibilità futura dei sistemi sanitari, incluso il nostro servizio nazionale, di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento e di organizzazione dei servizi e delle prestazioni». Il passaggio “incriminato” è pronunciato dal capo del governo in videoconferenza con Palermo, dove si inaugura il progetto Ri.Med, nuovo centro di biotecnologie, in stretta correlazione con know how e risorse americane (Università di Pittsburgh). Una collaborazione che fornisce al premier un’occasione per una riflessione e un paragone.”

Assicurazioni e nuova geografia dei servizi. Le ricette per migliorare il sistema. L’articolo a firma di Simona Ravizza:

“I timori del premier Mario Monti sulla tenuta del sistema sanitario si innestano su una situazione di crisi ben conosciuta dai cittadini. Già oggi il bisogno di cure della popolazione è più alto di quello che lo Stato è in grado di finanziare. Solo nell’ultimo anno gli italiani, per curarsi, hanno speso 36 miliardi di euro di tasca propria per visite mediche ed esami che il servizio sanitario non era in grado di offrire in tempi e modi utili. È il dato contenuto in uno studio del Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas) dell’Università Bocconi. «Le risorse non sono sufficienti — spiega il ricercatore del Cergas Francesco Longo, autore della ricerca «Investimenti nei servizi per la salute e crescita economica» —. Il sistema sanitario italiano riesce a offrire cure gratuite ai cittadini per il 75% della richiesta di salute. In Europa la media delle prestazioni ottenute dalla popolazione senza pagare è dell’85%. Il resto viene pagato out of pocket (alla lettera, prendendo i soldi dalla tasca, ndr)».”

I costi del Paese che invecchia. 16 miliardi in più entro il 2060. L’articolo a firma di Lorenzo Salvia:

“Il vero vantaggio del grafico è il colpo d’occhio. E quella curva che sale da sinistra verso destra è più chiara di mille ragionamenti visto che disegna le «tendenze di medio-lungo periodo del sistema sanitario». Cioè, visto che siamo al ministero dell’Economia, la sua sostenibilità. Nel 2010 la spesa sanitaria copriva il 7,3% del Pil, il prodotto interno lordo, la «ricchezza» del nostro Paese. Nel 2060, ultimo anno preso in considerazione nell’analisi, il rapporto arriverà all’8,2%. Un punto scarso di Pil in più, un costo aggiuntivo di 16 miliardi di euro l’anno ai valori correnti. A volte più dei numeri (e anche dei grafici) dicono i confronti. E allora vale la pena ricordare che quei 16 miliardi di euro non sono esattamente peanuts, noccioline come direbbero gli americani. È la somma che l’Italia ha versato all’Unione europea nel 2011, un contributo che ci tornerà indietro solo in parte sotto forma di fondi strutturali, quelli che poi non riusciamo nemmeno a spendere anche se questa è un’altra storia. È il doppio del giro d’affari di una delle industrie più fiorenti del nostro Paese, quella della contraffazione. E ancora è tre volte il costo previsto per il mini taglio dell’Irpef inserito da questo stesso governo nella legge di Stabilità, quello poi cancellato dal Parlamento per evitare almeno in parte l’aumento dell’Iva. Una cifra importante, insomma, che pesa sui conti pubblici ed è in grado di condizionare le scelte di politica economica e sociale di ogni governo.”

Province, Tfr statali, costi della politica. Corsa contro il tempo per superare l’ingorgo. L’articolo a firma di Roberto Bagnoli:

“Mentre si scopre che il peso della manovra 2013-2015 impostata con la legge di Stabilità, dopo l’esame alla Camera, è salita di 8,9 miliardi di euro passando a 40,2 miliardi, piccole modifiche vedono la luce dentro il provvedimento sulla crescita. In commissione Industria è stato dato il via libera al «mobile ticketing», cioè la possibilità di acquistare i biglietti dell’autobus dal proprio telefonino. Sì anche ad un emendamento che prevede l’obbligo dell’uso «esclusivo» di pneumatici da neve in determinate condizioni atmosferiche. L’agenda relativa all’iter della legge di Stabilità, dopo la fiducia da parte della Camera, verrà decisa domani dal presidente del Senato Renato Schifani. Sempre domani arriverà all’esame dell’aula il decreto legge sui costi della politica dentro il quale c’è anche un provvedimento che imprime una stretta sui costi delle Regioni e rafforza il controllo della Corte dei Conti sui bilanci. La zona enti locali resta ad alta turbolenza politica. Anche da parte della Lega che ieri ha «scoperto» un emendamento dei relatori «introdotto alla chetichella» nel decreto sui fondi ai terremotati che introduce «l’obbligo per i Comuni di usare Equitalia per le riscossioni». Per Massimo Garavaglia, responsabile fisco e finanza del Carroccio, si tratta di uno scandalo e annuncia guerra totale «contro questo autentico putsch del governo».”

Nei prossimi 40 anni la spesa salirà del 150%. La Stampa: “Vivremo più a lungo ma con più malattie: serviranno 261 miliardi l’anno.” L’articolo a firma di Paolo Russo:

“E così anche il rapporto spesa sanitaria-Pil è destinato a crescere, passando dall’attuale 7,1% al 9,7% del 2050. Peraltro – precisano gli esperti di Ambrosetti – si tratta di proiezioni che non possono esattamente considerare l’impatto del quadro epidemiologico della popolazione e che dunque potrebbero rivelarsi peggiori del previsto. Così come potrebbe crescere il divario tra quanto si spende in sanità per ciascun cittadino italiano rispetto agli altri Paesi avanzati, divario che già oggi vede la spesa pro-capite italiana del 20% inferiore a quella di Germania, Francia e Regno Unito. Dove tra l’altro le mutue integrative sono più sviluppate e coprono ticket che fruttano allo Stato entrate molto più consistenti del nostro 5%.”

L’allarme di Bankitalia “Il reddito delle famiglie si riduce ancora”. L’articolo a firma di Rosaria Talarico:

“Per il 2012 non sono ancora disponibili dei dati, ma le simulazioni dicono che gli indicatori sarebbero rimasti sostanzialmente invariati rispetto alla fine del 2010. Secondo Rossi il fatto che la vulnerabilità finanziaria delle famiglie italiane non sia aumentata negli ultimi due anni è da attribuire «oltre che alla maggiore attenzione delle banche nella selezione della clientela, al basso livello dei tassi di interesse di mercato, conseguente alle politiche espansive attuate nell’area dell’euro. Ne è disceso per le famiglie un contenimento dei costi dei prestiti a tasso variabile, che è una componente rilevante dei prestiti in essere». Un altro aiuto per venire incontro alle difficoltà delle famiglie è rappresentato dalla «moratoria concordata con l’Abi e le associazioni dei consumatori, che dal febbraio del 2010 ha consentito a quasi 80 mila famiglie di sospendere per un anno il rimborso della rata del mutuo».”

Arriva il decreto, riapre l’Ilva. L’articolo a firma di Guido Ruotolo:

“La premessa della bozza del decreto legge è il riferimento al rilascio all’Ilva, avvenuto il 26 ottobre scorso, dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). «Considerato che la continuità del funzionamento produttivo dello stabilimento siderurgico Ilva costituisce una priorità strategica di interesse nazionale, in considerazione dei prevalenti profili di ordine pubblico, di salvaguardia dei livelli occupazionali, di protezione dell’ambiente e della salute; ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di emanare disposizioni per assicurare la piena attuazione delle disposizioni della sopracitata Autorizzazione. Considerato (infine) che la continuità del funzionamento produttivo dello stabilimento siderurgico Ilva costituisce una priorità strategica di interesse nazionale, in considerazione dei prevalenti profili di ordine pubblico, di salvaguardia dei livelli occupazionali, di protezione dell’ambiente e della salute». Tenuto conto di tutto questo, il governo emana un decreto-legge. Nel primo articolo, il dispositivo recita: «Per ventiquattro mesi, a decorrere dall’entrata in vigore del presente decreto, il provvedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciato in data 26 ottobre 2012 alla società Ilva, da considerarsi parte integrante del presente decreto, esplica in ogni caso effetto. Per conseguenza, nei limiti consentiti dal provvedimento di cui al presente comma, a decorrere dall’entrata in vigore del presente decreto è in ogni caso autorizzata la prosecuzione dell’attività nel stabilimento della società Ilva di Taranto, per tutta la durata stabilita al periodo precedente, salvo che sia riscontrata l’inosservanza anche ad una sola della prescrizioni impartite nel provvedimento stesso».”

Fatto in casa. L’articolo a firma di Massimiliano Nerozzi:

“Terminata una vita da separati in casa che durava da 49 anni, Juve e Toro s’avviano al primo derby da topografia europea: ognuno al proprio indirizzo, come a Londra, Madrid, Barcellona. O con fascino rispolverato da primi decenni del novecento, quando la Juve abitava al Comunale e il Toro al Filadelfia, poco più in là: al massimo ci si spartiva il Comunale, ma solo per il derby, perché più grande. Traslocò il Toro, ufficialmente nella stagione 1963/64, lasciando il Fila per la dimora del nemico: 70.000 spettatori contro la metà della vecchia dimora granata erano un motivo sufficiente, per il cassiere. Pecunia non olet, o calcio moderno con mezzo secolo d’anticipo.”