Veronica Panarello, le bugie: chiavi, forbici e suicidio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Dicembre 2014 - 13:05 OLTRE 6 MESI FA
Veronica Panarello, le bugie: chiavi, forbici e suicidio

Veronica Panarello

ROMA – Chiavi, forbici e suicidio: tutte le bugie di Veronica Panarello. L’ordinanza del gip inchioda sempre di più la mamma di Andrea Loris Stival. Perfino il marito, Davide Stival, la smentisce su ogni cosa.

Come racconta Nino Cirillo sul Messaggero.

è la telecamera numero 12 che inchioda Veronica Panarello, la numero 12 delle tredici telecamere del paese che da sole costituiscono l’architrave di queste indagini. È la telecamera di un’azienda agricola «ubicata in una strada poderale collocata tra la strada comunale 35 e il luogo di rinvenimento del cadavere (strada del vecchio Mulino)». È l’occhio elettronico che sorprende la sua Polo nera per ben due volte: la prima fra le 8.33 e le 8.35 di sabato 29 novembre, la seconda fra le 9.26 e le 9.39, con una sosta ben più lunga attorno al canale di scolo perché lo scarto, rispetto a un ragionevole percorso, è addirittura di sei minuti, cinque minuti e 33 secondi per l’esattezza. La giovane mamma, scrive il giudice Maggioni nell’ordinanza che la costringe a rimanere in carcere, «ha avuto il tempo e l’occasione per gettare il corpo esanime del piccolo Loris nel canale di scolo dove è stato trovato il successivo pomeriggio».

Poi ci sono le puntuali ammissioni del marito di Veronica, del padre di Loris, Davide Stival, subito dopo aver visto in Procura quelle immagini.

Una serie di amarissimi «Riconosco…». Riconosce, il povero Davide in un fermo immagine, «mia moglie e i miei due figli, Loris e Diego». Ammette di aver ritenuto «compatibile con Loris la sagoma che ritorna verso l’ingresso dello stabile» e, soprattutto, «riconosco mia moglie che dopo aver parcheggiato nei pressi nella ludoteca in cui accompagna il piccolo Diego, chiude a chiave l’autovettura, cosa che non farebbe se all’interno della stessa ci fosse Loris».

Sapevamo delle bugie di Veronica, sapevamo che ha sempre sostenuto di aver accompagnato quel bambino a scuola e invece non l’ha mai fatto, che s’è aggrappata a una vigilessa e un tabaccaio – per poi essere smentita – pur di dimostrare l’indimostrabile. Ma non sapevamo di altre assurde bugìe, che solo l’ordinanza di custodia cautelare adesso ci rivela.

La bugia delle chiavi del garage.

Lei si ostina a dire davanti ai pm che «le chiavi del garage non erano più conservate in macchina da alcuni mesi senza fornirne una ragione chiara e precisa». La smentirà Davide in una intercettazione. A un certo punto il papà di Loris ricorderà: «Adesso questo mi sta venendo in mente, lei ha un altro mazzo dentro la macchina, dove ci sarà quella del garage… quindi lei gli ha dato le chiavi che erano dentro la macchina». Così si risolvono almeno due piccoli misteri: Loris è tornato a casa con quelle chiavi e Veronica, quando è rientrata con la sua Polo nera, è dovuta ripassare dal portone piuttosto che entrare dal garage perché non lo poteva più aprire.

Poi la bugia delle forbici, ritrovate dagli investigatori nella stanza dei bambini, che potrebbero essere le stesse usate per tagliare la fascetta con cui Loris è stato strangolato, le forbici che gli hanno lasciato anche segno sul viso.

Ci pensa sempre Davide Stival:

«Le forbici ritrovate all’interno della cameretta dei bambini di solito erano custodite nella stanza da bagno. Non saprei riferire il motivo per cui si trovavano in quella stanza». Se solo le analisi in corso trovassero anche tracce di sangue su quelle forbici, sarebbe un bel passo avanti.

Poi la bugia del suicidio.

O meglio, il fatto che Veronica Panarello continua ancora a oggi a negare, «anche davanti all’evidenza», di aver tentato di togliersi la vita prima nel 2003 e poi l’anno dopo, nonostante i due episodi siano ben custoditi nel fascicolo personale che i Carabinieri della stazione di Santa Croce hanno su di lei. E comunque, per non smentirsi, «incolpando addirittura la madre di esserselo inventato».