Artrite reumatoide, le nuove cure

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Dicembre 2015 - 14:51 OLTRE 6 MESI FA
Artrite reumatoide, le nuove cure

Artrite reumatoide, le nuove cure

ROMA – Sono tre le nuove molecole da cui si otterranno altrettanti farmaci per la cura dell’artrite reumatoide. La ricerca per le nuove cure parla italiano e le tre molecole individuate per trattare i casi più gravi sono state studiate dai ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Policlinico Gemelli insieme a colleghi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Le cure promettono di ridurre gli effetti collaterali e i farmaci saranno brevettati dalla casa farmaceutica italiana Galsor Srl.

Il Corriere della Sera scrive che le tre molecole sono già coperte da brevetto e che offriranno un’alternativa valida per la cura dell’artrite reumatoide, una patologia infiammatoria progressiva autoimmuni che attacca  prima le articolazioni e poi anche gli organi:

“Circa il 40% dei pazienti condivide, come comune fattore genetico predisponente, una variante associata a una forma più grave di malattia e che risponde meno ai farmaci attualmente in uso che sono di due tipi: quelli capaci di rallentare l’infiammazione e quelli biologici che bloccano i mediatori più importanti dell’infiammazione.

Tali trattamenti, bloccando in maniera non-specifica la risposta infiammatoria, provocano frequenti effetti collaterali. Inoltre i farmaci biologici attualmente disponibili hanno un elevato costo per il SSN. È proprio questa categoria di pazienti che ricaverebbe beneficio dalle nuove molecole messe a punto dal team dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli-Cnr”.

Le nuove cure rappresentano una nuova speranza per i pazienti, ma ci vorrà ancora tempo per arrivare alla commercializzazione dei farmaci, spiega Maria Cristina De Rosa dell’Icrm-Cnr:

“«Per selezionare i principi attivi di potenziali nuovi farmaci, abbiamo usato la tecnica dello screening virtuale, selezionando da una libreria virtuale, contenente centinaia di migliaia di composti, le molecole la cui forma tridimensionale si adatta bene al bersaglio farmacologico specifico, come in un puzzle».

«Il farmaco sarà vantaggioso per una parte consistente e facilmente identificabile dei pazienti, aumentando l’efficacia e riducendo gli effetti collaterali e i costi dell’approccio attuale», sottolinea il professor Gianfranco Ferraccioli, Ordinario di Reumatologia all’Università Cattolica e Direttore del Polo Urologia, Nefrologia e Specialità Mediche del Policlinico “A. Gemelli”.

Per realizzazione e sperimentazione del farmaco serviranno alcuni anni: «È difficile in questa fase stabilire con esattezza il tempo necessario – dichiara l’Ad di Galsor Srl Sandro Soriano – ma abbiamo programmato le varie fasi di sviluppo in circa nove anni. A ogni modo, faremo di tutto per accorciare questi tempi quanto possibile»”.