Covid, la donna infettata da 2 varianti: non era mai successo prima. Una 90enne senza vaccino

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Luglio 2021 - 11:16 OLTRE 6 MESI FA
Covid, il primo caso della doppia variante: 90enne infettata da britannica e sudafricana

Covid, il primo caso della doppia variante: 90enne infettata da britannica e sudafricana FOTO ARCHIVIO ANSA

Una novantenne belga positiva al Covid e successivamente deceduta è risultata infettata contemporaneamente da due diverse varianti del nuovo coronavirus. Non era vaccinata e non è chiaro come sia stata contagiata, né se sia stata proprio la duplice infezione a determinarne la morte.  È quanto riportato in un Case Report che sarà presentato al Congresso Europeo della Clinical Microbiology & Infectious Diseases (ECCMID).

Covid, le due varianti contemporaneamente

La donna è risultata contagiata contemporaneamente dalla variante Alfa (britannica) e da quella Beta (sudafricana). Viveva da sola ricevendo assistenza e nel marzo scorso era finita ricoverata in seguito a delle cadute. Al momento del ricovero era risultata positiva al tampone. Inizialmente in buone condizioni, la donna nel giro di pochi giorni si è aggravata sviluppando gravi sintomi respiratori e non è riuscita a sopravvivere.

Quando gli esperti hanno esaminato dal punto di vista genetico il coronavirus presente nei tamponi della paziente deceduta, si sono accorti della contemporanea presenza delle due varianti. Presenza confermata anche alla ripetizione degli esami su un altro campione respiratorio dell’anziana deceduta.

La prima volta della doppia variante

“Questo è uno dei primi casi documentati di co-infezione con due varianti del SARS-CoV-2 che destano preoccupazione”, riferisce l’autrice principale del lavoro Anne Vankeerberghen dell’ospedale belga OLV Hospital presso Aalst. In precedenza alcune ricerche hanno riportato di pazienti con co-infezione da differenti ceppi di virus influenzale. “Comunque – conclude – il verificarsi di questi casi a livello mondiale è un evento probabilmente sottostimato a causa del limitato ricorso a test per identificare le varianti e a causa della mancanza di un modo semplice di identificare le co-infezioni con il sequenziamento dell’intero genoma”.