Il “supervulcano fossile” in Val Sesia. Milioni di anni fa era in grado di oscurare l’atmosfera

Pubblicato il 22 Settembre 2009 - 21:02 OLTRE 6 MESI FA

È stato scoperto un gigantesco vulcano spento posizionato nelle Alpi Occidentali, tra le vallate e i rilievi della Valsesia in Piemonte.

A fare la sensazionale scoperta è stato un team di geologi misto italo americano, guidato dall’italiano Silvano Sinigoi, professore di petrografia all’Università di Trieste e dall’americano James Quick, prorettore all’università di Dallas.

Questo «supervulcano fossile» mostra tutto il suo sistema di funzionamento «dalla cima agli inferi» come spiegano soddisfatti gli scopritori. Sinigoi spiega che la novità della scoperta sta nel fatto che per la prima volta è possibile guardare dal vivo le parti profonde dei condotti che alimentavano il vulcano: «Ciò è stato possibile grazie al fatto che l’orogenesi alpina, cioè quella lenta dinamica che ha portato al sollevamento e alla formazione delle Alpi ha rivoltato la crosta terrestre facendo emergere tutto l’apparato magmatico che un tempo stava sotto il vulcano, fino a una profondità di circa 25 km, mettendoci a disposizione per la prima volta uno spaccato del suo complesso sistema di alimentazione. Per questo non esito a dire che il nostro supervulcano fossile della Valsesia è finora unico al mondo».

Questo incredibile vulcano era collocato nell’area tra Varallo e Borgo Sesia e fu attivo circa 290 milioni di anni fa. Ma dalle forti eruzioni degli inizi che erano in grado di oscurare l’atmosfera e alterare il clima globale, si passò dopo alcuni milioni di anni di attività all’inattività assoluta che lo fece collassare formando uno sprofondamento di una quindicina di km di diametro. Spiega ancora Sinigoi: «Dallo studio del suo sistema di alimentazione stiamo imparando che la semplificazione scolastica dei vulcani, con una camera magmatica profonda che alimenta i crateri in superficie attraverso un sistema di condotti è troppo schematica e sicuramente dovrà essere modificata».