Una targa per Gabbo e Carlo Giuliani? Vittime ma eroi di che?

Pubblicato il 10 Novembre 2010 - 14:54 OLTRE 6 MESI FA

Gabriele Sandri

La Società Autostrade ha deciso non fosse il caso di “battezzare” la stazione di servizio di Badia al Pino con una targa commemorativa per Gabriele Sandri. Poi ci ha ripensato. Gabriele, conosciuto come “Gabbo” sul piazzale di quell’autogrill ci morì tre anni fa, ucciso da un colpo di pistola sparato da un poliziotto, Luigi Spaccarotella. La famiglia Sandri aveva ritenuto il no alla targa un’offesa, il sindaco di Roma Alemanno aveva scritto una lettera alla Società Autostrade perché “ci ripensi”. Il mondo tifoso, romano e non solo, schiumava di rabbia indignata per l’iniziale “no”. Chi vuole la targa è certo che “Gabbo” sia un simbolo, infatti solo i simboli meritano monumenti.

Ma Gabriele Sandri non è e non deve essere un simbolo. E’ una vittima, un giovane morto ammazzato. Ma un simbolo nazionale no. Era Gabbo un “ultras”, cosa che non merita né condanna né tanto meno pena. Morì ammazzato poco dopo scontri tra ultras laziali e juventini in quella stazione di servizio. Morì ammazzato e merita giustizia, cioè condanna di chi l’ha ucciso per incompetenza o dolo. Ma eroe e simbolo proprio no, a meno di non voler promuovere ad eroe e simbolo nazionale gli eroi e simboli della cultura e della curva ultras. Pietà e giustizia sì, monumento no perché Gabbo è morto innocente ma non certo sulla trincea di una “causa” nobile, nazionale e giusta.

Carlo Giuliani

Non è il solo caso di vittima trasformata in eroe e in simbolo. E’ già accaduto con Carlo Giuliani, ucciso da un colpo di pistola da un carabiniere durante gli scontri a Piazza Alimonda a Genova nel G8 del 2001. Giuliani era in piazza, partecipava agli scontri. Non per questo merita condanna, tanto meno pena. Un ragazzo ucciso che merita pietà e giustizia. Ma pubblici onori no, non piazza Alimonda intestata a lui con una targa come più volte si è tentato di fare. Perché Carlo Giuliani può essere “eroe” e simbolo solo della rivolta contro lo Stato. E monumenti alla rivolta contro se stesso non si può chiederli allo Stato.

E’ una brutta abitudine quella di esigere pubblici onori per i simboli della propria “parte”. Un’abitudine che confonde valori e responsabilità. Un’abitudine sempre più “popolare” a cui politici di una parte e dell’altra lisciano il pelo. Un’abitudine che a contrastarla si incorre in sicura impopolarità. Ma Gabriele Sandri e Carlo Giuliani sono vite spezzate. Non basta per erigere loro monumenti come “vite esemplari”. Non è la stessa cosa ed è drammatico che non si possa rispettarli senza l’obbligo coatto di onorarli.