Laura Boldrini si rassegni al maschile. La Crusca sconfessa il (la) Presidente

Laura Boldrini si rassegni al maschile. La Crusca sconfessa il (la) Presidente
Laura Boldrini si rassegni al maschile. La Crusca sconfessa il (la) Presidente

ROMA – Chiamarla “La Presidente” proprio non si può. Laura Boldrini dopo essersi a lungo battuta in nome della parità dei diritti, fino ad arrivare a spendere soldi pubblici per cambiare la carta intestata della Camera, dovrà rassegnarsi a rappresentare la terza carica dello Stato mettendo davanti l’articolo maschile. L’Accademia della Crusca, massima autorità in materia di lingua italiana, lo ha detto chiaro e tondo.

Per sconfessarla il quotidiano Libero, ha chiamato in causa il fu Giovanni Nencioni, massimo lessicografo e linguista italiano, accademico dei Lincei e presidente dell’Accademia della Crusca dal 1972 al 2000, ormai passato a miglior vita:

La proposta di mantenere il titolo al maschile – sono sue parole – anche quando la carica sia affidata a una donna continua l’uso antico di usare il genere maschile come comprensivo del femminile quando ci si riferiva a proprietà comuni a tutto il genere umano.

Del resto “guardia, sentinella, guida” sono stati “riferiti, finora quasi esclusivamente, a nomi propri maschili senza scandalo dei grammatici. Da respingere con decisione è l’ircocervo “la ministro” esaltata da alcuni come una combinazione salva tutto”.

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