Da quando è scoppiata la pandemia da Coronavirus, turni massacranti e ferie negate sono diventate la nuova “normalità” per moltissimi operatori sanitari. È così che gli straordinari sono diventati ordinari. Lo denuncia il network legale Consulcesi che da ormai oltre un anno è stato sommerso da una valanga di richieste d’aiuto da parte di sanitari “sfruttati”. Il 30% in più dall’inizio del Covid.
Operatori sanitari, turni massacranti e ferie negate durante la pandemia
“I nostri operatori sanitari continuano a essere ‘spremuti’ e, per di più, non sempre lo fanno in condizioni di sicurezza”, dice Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi. “Con il rischio anche di sacrificare la propria salute fisica e mentale. Tutto questo – aggiunge – senza un adeguato riconoscimento”.
I riconoscimenti negati agli operatori sanitari
Eppure, se si seguissero le leggi e le Direttive europee, a questi operatori sanitari spetterebbero decine se non centinaia di migliaia di euro. Che i medici italiani lavorino troppo non è di certo una novità. L’emergenza Covid-19 ne ha solo esasperato le conseguenze.
Si tratta di un problema decennale, sui cui il nostro Paese è stato addirittura bacchettato dall’Unione Europea ormai più di dieci anni fa.
La direttiva europea che vuole migliorare le condizioni dei sanitari
La direttiva 2003/88/CE, che promuove il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori, stabilisce un orario settimanale massimo di 48 ore – compreso lo straordinario – e un periodo di riposo giornaliero di 11 ore consecutive.
Pur recependo tale direttiva, dal 2008 al 2015 l’Italia ne ha vanificato gli effetti. Ecco perché per molto tempo i medici si sono visti privare di una garanzia riconosciuta a tutti i lavoratori, non solo in spregio alla normativa comunitaria, ma anche in totale contrasto con la letteratura scientifica internazionale. È stato così fino a quando, su richiesta della Commissione Europea, il 25 novembre 2015, l’Italia si è infatti adeguata.
Per il periodo precedente a questa data è stato possibile chiedere il rimborso – oltre 80.000 euro per 6 anni di lavoro – sia nel caso in cui le ore lavorate in più non siano state pagate, ma fatte rientrare dall’azienda nell’ambito dell’obiettivo di risultato, sia nel caso in cui siano invece siano state pagate. Moltissime le azioni intraprese dai legali di Consulcesi.
Ora la storia sembra ripetersi. Ma questa volta in modo più forte e coinvolgendo un numero di operatori sanitari molto più elevato. Per questo, ancora una volta, Consulcesi ha messo a disposizione un servizio di consulenza gratuita per avere informazioni sulla possibilità di intraprendere un’azione legale, contattando l’800.122.777 oppure direttamente attraverso il sito www.consulcesi.it.