
Pillole di salute: grassi Omega3 o Omega6? Non sempre sono antinfiammatori (blitzquotidiano.it)
Per anni abbiamo considerato i grassi insaturi ā soprattutto gli omega-3 e omega-6 ā come veri alleati della salute, noti per le loro proprietĆ antinfiammatorie e per la capacitĆ di abbassare il colesterolo LDL, il cosiddetto ācolesterolo cattivoā. Ma una nuova e ampia ricerca internazionale solleva dubbi interessanti: ĆØ davvero cosƬ semplice? O esiste un lato meno noto di questi nutrienti?
Una nuova analisi pubblicata sullāInternational Journal of Epidemiology suggerisce che questi grassi, pur considerati ābuoniā, potrebbero aumentare alcuni marcatori infiammatori nel sangue. Un risultato sorprendente, soprattutto per quanto riguarda gli omega-3, tradizionalmente legati a effetti protettivi sul sistema immunitario e cardiovascolare.
Il paradosso degli omega-3 e omega-6: quando i “buoni” infiammano
Gli acidi grassi polinsaturi (PUFA), come gli omega-3 e omega-6, si trovano in alimenti largamente raccomandati nelle diete salutari: pesce azzurro, frutta secca, semi, avocado, olio dāoliva. Tuttavia, lo studio condotto su due ampi campioni ā il progetto ALSPAC e la UK Biobank, con oltre 15.000 partecipanti ā ha individuato unāassociazione tra questi grassi e un aumento dei livelli di GlycA, un biomarcatore infiammatorio legato al rischio cardiovascolare.
La ricerca ha valutato tre indicatori chiave dellāinfiammazione:
- Proteina C-reattiva (CRP)
- Interleuchina-6 (IL-6)
- Glicoproteine acetilate (GlycA)
Mentre CRP e IL-6 hanno mostrato risultati più neutri, GlycA è aumentato in concomitanza con livelli più elevati di omega-3 e omega-6 nel sangue.
Cosa significa tutto questo?
La scoperta ha stupito anche gli esperti. Il dott. Thomas M. Holland, medico-scienziato presso il RUSH Institute for Healthy Aging (Chicago), ha commentato:
āĆ sorprendente vedere come livelli elevati di omega-3 siano collegati a un marcatore infiammatorio come il GlycA. Abbiamo sempre associato questi grassi a una funzione immunitaria modulatrice, ma questo studio invita a riconsiderare il quadro.ā
Attenzione però: i ricercatori sottolineano che lāinfiammazione ĆØ un processo estremamente complesso. Un solo biomarcatore non racconta lāintera storia. Non ĆØ detto, quindi, che un aumento del GlycA significhi necessariamente un effetto negativo sulla salute.
Il vero colpevole? Il rapporto sbilanciato tra omega-6 e omega-3
Uno dei dati più significativi emersi dallo studio riguarda lāequilibrio tra omega-6 e omega-3 nella dieta. Oggi, nelle abitudini alimentari occidentali, questo rapporto ĆØ profondamente squilibrato: 15:1 o addirittura 20:1, a favore degli omega-6, quando in passato si aggirava intorno a 4:1.
Un eccesso di omega-6 ā spesso introdotti attraverso oli vegetali raffinati e alimenti industriali ā può creare un terreno pro-infiammatorio nellāorganismo. Anche se gli omega-3 sono presenti, non riescono a bilanciare gli effetti degli omega-6 quando il rapporto ĆØ troppo elevato.
Daisy Crick, autrice principale dello studio e ricercatrice presso lāUniversitĆ del Queensland (Australia), ha dichiarato:
āNon si tratta solo della quantitĆ di omega-3 che assumiamo, ma del bilanciamento generale con gli omega-6. Il nostro studio suggerisce che migliorare questo rapporto può essere più utile di aumentare semplicemente gli omega-3.ā
Le implicazioni per la nostra salute quotidiana
Allora, dobbiamo bandire pesce, noci e avocado dalla tavola? Assolutamente no. Lo studio non intende demonizzare i grassi insaturi, ma chiede una riflessione più profonda sul loro ruolo.
Il messaggio chiave ĆØ chiaro:
Non basta introdurre omega-3 nella dieta, bisogna ridurre gli omega-6 in eccesso.
Una dieta equilibrata ĆØ sempre la via più efficace per mantenere unāinfiammazione sotto controllo.
La qualità del cibo conta più della moda alimentare: molti oli vegetali industriali, pur contenendo grassi insaturi, possono non essere benefici se consumati in eccesso o se sbilanciano il rapporto tra PUFA.
Dove troviamo gli omega-3 e come usarli con buon senso
Gli omega-3 restano nutrienti preziosi, soprattutto se inseriti in un contesto alimentare equilibrato e variegato. Fonti naturali da privilegiare:
- Pesce azzurro (salmone, sgombro, sardine)
- Semi di lino, chia, canapa
- Noci
- Alghe marine (per chi segue una dieta vegana)
Evitare invece lāabuso di prodotti ultraprocessati o ricchi di oli di mais, soia o girasole raffinati, che possono alterare lāequilibrio omega-6/omega-3.
Una relazione da approfondire
Come evidenziato dai ricercatori, servono ulteriori studi per comprendere appieno il ruolo degli omega-3 e omega-6 sullāinfiammazione. I tre marcatori usati nello studio rappresentano solo una piccola parte della complessitĆ immunitaria umana.
Ć possibile, ad esempio, che gli omega-3 abbiano comunque effetti benefici su altri meccanismi ā come la risoluzione dellāinfiammazione acuta o la protezione neuronale ā che non sono stati valutati in questo lavoro.