ROMA – San Giorgio: santo protettore della vera Croce e profeta venerato dai musulmani. Il 23 aprile ricorre la memoria liturgica di San Giorgio martire, simbolo della vera Croce, megalomartire per la Chiesa Russa ortodossa, patrono di Inghilterra, Portogallo, Lituania, Etiopia e Georgia e protettore della Catalogna e dei Rom. Lo celebra la Chiesa cattolica che però nel 1969 lo ha declassato a santo facoltativo nel ricordo delle preghiere quotidiane. In compenso, e non è poco in tempi di vere o presunte guerre di religione e scontri di civiltà, è rispettato e venerato come profeta dai musulmani.
Non, evidentemente, dai fondamentalisti Isis che dallo scorso giugno hanno in mano Mosul (Iraq) e che hanno devastato la facciata dell’antico monastero di San Giorgio appartenente all’Ordine antoniano di sant’Ormista dei caldei. La furia distruttiva dei jihadisti si è concentrata sulla facciata del luogo di culto per la sua particolare configurazione architettonica, con i mattoni e le aperture disposti in modo da disegnare una grande croce.
Simbolo iconografico, oggetto di culto sincretico, San Giorgio, del resto, fu turco nato in Cappadocia (272-285) e finì trucidato per ordine di Diocleziano (ma per mano persiana) per non aver abiurato alla fede cristiana sotto le mura di Nicomedia (23 aprile 303): secondo l’agiografia ci mise sette anni a morire, quando si lasciò decapitare promettendo protezione a chi avesse onorato le sue reliquie, conservate in una cripta sotto la chiesa cristiana ortodossa a Lydda (l’odierna Lod, in Israele).
Ma è dal 1300 che, grazie all’arcivescovo di Genova Jacopo da Varazze ( “Salvifico vessillo della vera croce”) che il mito di San Giorgio trovò definitiva sistemazione nella martirologia cristiana d’Occidente. Genova (il Santo è protettore, patrono è San Giovanni) fu la prima ad esibire la croce rossa in campo bianco simbolo della Repubblica marinara: croce rossa di cui gli inglesi comprarono i diritti, diciamo così, di sfruttamento che dal 1190 fecero diventare la “red cross” la bandiera inglese, quella che oggi è sciolta nella Union jack britannica.
Nel 1190 Londra e l’Inghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzo della bandiera crociata per avere le loro navi protette dalla flotta genovese nel Mar Mediterraneo e in parte del Mar Nero dai numerosi attacchi di pirateria; per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva al Doge della Repubblica di Genova un tributo annuale. (Wikipedia)
Un sondaggio recente ha rivelato tuttavia che un inglese su quattro (fonte Independent) ritiene quel simbolo indizio di razzismo: colpa degli hoolligan del calcio nazionalisti, ma anche di una certa freddezza verso la S. George cross a cui preferiscono la Union Jack.
La leggenda aurea racconta di un cavaliere che liberò la città terrorizzata da un drago nascosto tra le brume del lago: quando appariva uccideva indiscriminatamente con il suo fiato assassino. Per placare la famelica creatura doveva essergli tributato il sacrificio di due pecore, finite le quali si passava ai giovani del posto. Quando toccò alla figlia del re, ecco che giunge San Giorgio a salvarla: convertitevi ed ucciderò il drago. Qualcuno indica la città in Selem, in Libia, altri addirittura Beirut.
Fatto sta che già dall’alto medioevo cristiano San Giorgio il trionfatore assurge a simbolo della vittoria del bene sul male. La sua croce verrà inalberata dai cristiani, grazie alla mediazione genovese, nelle terre d’Oriente occupate dai turchi. San Giorgio sarà il prototipo del cavaliere eroico: per questo la sua bandiera e il suo esempio proteggono e ispirano non solo i crociati, ma ogni ordine cavalleresco degno di questo nome, dall’Ordine della Giarrettiera istituito da Edoardo III in Inghilterra nel XIV secolo (i cavalieri di Sua Maestà), l’Ordine Teutonico, l’Ordine Militare di Calatrava… San Giorgio è anche l’onomastico del papa argentino Jorge Bergoglio.