Lo Yom Kippur, giorno di penitenza, celebrato senza incidenti dagli ebrei in Israele e nel mondo

Pubblicato il 19 Settembre 2010 - 11:23 OLTRE 6 MESI FA

Gli ebrei hanno celebrato in tutto il mondo la giornata penitenziale del Kippur, culmine delle ricorrenze di Rosh Hashanah (il Capodanno ebraico): è un giorno che gli ebrei dedicano tradizionalmente al digiuno, alla contrizione, alla preghiera, alla meditazione sulla caducità delle cose del mondo e della natura umana.

Nonostante i timori della vigilia, non vi sono stati incidenti. Molti ricordano che in occasione dello Yom Kippur del 1973 Siria e Egitto entrarono in guerra, contando sulla totale inazione dei militari ebrei. La guerra cominciò male per Israele ma poi evolse in una disfatta per gli eserciti arabi. Le conseguenze a lungo termine dell’attacco furono il riconoscimento di Israele da parte dell’Egitto e l’avvio di colloqui di pace che se inefficaci consentirono comunque di aprire un dialogo fra gli opposti fronti. A breve però le conseguenze per il mondo intero furono drammatiche, perché ne derivò una crisi petrolifera che costrinse l’occidente a misurarsi per la prima volta con i limiti di quella risorsa naturale.

Ci sono state ore di preoccupazione nei territori  per l’uccisione, durante una retata, di un capo militare di Hamas, il trentottenne Ayad Abu Shaalbya, nel campo profughi di Nur a-Shams, vicino a Tulkarem.  Ma le misure di sicurezza messe in atto da Israele, inclusa la chiusura dei varchi per 24 ore, hanno consentito di evitare il peggio.

Yom Kippur è il giorno ebraico della penitenza e viene considerato come il giorno ebraico più santo e solenne dell’anno. Il tema centrale è l’espiazione dei peccati e la riconciliazione. È proibito mangiare, bere, lavarsi, truccarsi, indossare scarpe di pelle ed avere rapporti sessuali. Il digiuno, con astinenza totale da cibo e bevande, ha inizio qualche attimo prima del tramonto  e termina dopo il tramonto successivo, all’apparire delle prime stelle. La proibizione delle scarpe di pelle ha sempre a che fare con la fobia sessuale che domina da millenni le componenti più integraliste di ogni religione: la pelle proviene da animali, la cui esistenza deriva da un rapporto sessuale e quindi è essa stessa materia impura.

I temi del digiuno e dell’astinenza si sono trasmessi alle altre religioni nate in medio oriente, il cristianesimo e l’islam, che li hanno tradotti nei rispettivi quaresima (dall’esempio di Gesù che digiunò per 40 giorni nel deserto) e ramadan. Sono temi  ben noti ai cristiani non solo nella vigilia pasquale ma anche nel precetto del venerdì, in cui l’astinenza dalla carne è stata però saggiamente interpretata, nei tempi moderni, in modo gastronomico, con l’uso di mangiar pesce. C’è anche da dire che per le masse miserabili che costituivano il grosso delle popolazioni nei secoli scorsi il problema della carne e del pesce,  al venerdì come in ogni altro giorno, raramente si è posto.

La derivazione dei riti cristiani da quelli ebraici è più intensa di quanto le varie chiese amino riconoscere così come la sessuofobia che pervade il cristianesimo in tutte le sue formulazioni trova radice nel rigore delle sette giudaiche  cui probabilmente appartenevano anche Gesù Cristo e i suoi apostoli, quelle degli esseni e dei naziriti (da lì viene il termine nazareno e non da Nazareth, che fu costruita 300 anni dopo la morte di Gesù): indossavano solo abiti di lino, tessuto con filati vegetali e mai di lana, per la stessa ragione delle scarpe di pelle: la lana viene dagli animali, che si riproducono mediante rapporti sessuali, ohibò.

Nel mondo, la festività è stata osservata dalla grande maggioranza degli ebrei, con maggiore o minore consapevolezza, secondo il grado di educazione religiosa e di cultura.

In Israele la giornata del Kippur è stata osservata da tutti e ha fornito anche l’occasione quasi per una festa ecologica. Inoltre, alla vigilia, puntuali come ogni anno le profezie più o meno bizzarre di rabbini cabalisti più o meno eccentrici si sono imposte:  un festival di verdetti quasi tutti catastrofici, destinati forse a far riflettere i fedeli, che hanno trovato grande spazio sui media israeliani.

Quest’anno spiccava per propensione apocalittica il rabbino Nir Ben Artzi, venerato a Telamim dai seguaci d’una setta di timorati come veggente dagli straordinari poteri soprannaturali. ”Dio spazzera’ via la Cina dalla faccia della Terra con venti furiosi”, ha sentenziato Ben Artzi senza troppi giri di parole e senza precisare nei dettagli la sorte di un miliardo e rotti di cinesi. Poi, ha spinto lo sguardo più a ovest preannunciando che Usa e Ue ”si disgregheranno”. E, non pago, ha paventato terremoti come se piovesse: perché ”la Terra è stanca dell’impurità del mondo”. In tanta rovina, il rabbino di Talamin ha tuttavia evocato ragioni di conforto almeno per il popolo ebraico, assicurando che Israele troverà il modo d’allargare i propri confini e di occupare entro l’anno pure Siria e Giordania. A una condizione però: se gli osservanti manterranno intatto il loro fervore.

Appena più cauto è stato il confratello Mordechai Ganot, cabalista il cui magistero gode di un’autorevolezza più diffusa fra le comunità ultraortodosse del Paese. Autore ogni anno d’un famoso calendario lunare corredato da mappe del firmamento e intitolato ‘Davar Beito’ (Ogni cosa a suo tempo), Ganot ha puntato l’indice ammonitore su un singolo (e imprecisato) leader del pianeta: ”In estate, nel mese di Sivan un grande sovrano gentile [cioè non ebreo] morirà, un altro ne prenderà il seggio e vi sarà grande confusione” fra gli infedeli. Quindi, basandosi su un versetto biblico, ha definito ”molto probabile” che l’evento luttuoso possa essere opportunamente accompagnato da un sisma devastante.

Sicura, nella visione del rabbino, è invece l’epifania d’un virus informatico assai maligno, destinato a infestare i computer di mezzo mondo se non saranno prese per tempo le necessarie contromisure. Il giorno x e’ fissato per il 22 del mese ebraico di Nissan, che quest’anno coincide, nel calendario gregoriano, con la data dell’anniversario del disastro della centrale nucleare ucraina di Cernobyl, avvenuto il 26 aprile 1986 nell’Urss gorbacioviana: ragion per cui il virus sarà chiamato Cernobyl. Segnare in agenda.

Ganot ha reputato infine saggio mettere sull’avviso gli adepti che nel mese di Tammuz sarà meglio stare alla larga dalle spiagge israeliane, causa il proliferare di ”meduse giganti”. E che a Tevet e Shvat non sarà il caso di tirare il collo alle oche, poiché in quel periodo ”l’angelo delle oche avrà il permesso di fare del male allo scannatore”.