Buffon-Muntari, l’onestà nel calcio italiano è… una forma di ipocrisia

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 27 Febbraio 2012 - 18:04| Aggiornato il 28 Febbraio 2012 OLTRE 6 MESI FA

Buffon para ma la palla è abbondantemente al di là della linea

TORINO – Vincere mentendo/barando o perdere dicendo la verità? Un dilemma antico nel calcio e nello sport che si è riproposto dopo Milan-Juventus, con il gol annullato al milanista Sulley Muntari (foto e video) e le parole di Gigi Buffon, portierone della Juventus e capitano della Nazionale. Riportiamo: “La situazione era talmente convulsa e veloce che non me ne sono proprio reso conto. E se me ne fossi reso conto, sono onesto nel dire che non avrei dato una mano all’arbitro. Lo dico in maniera molto serena e spassionata. Confermo però che in campo non me ne sono reso conto”.

Parole che non potevano non aprire corposo dibattito, dagli aforismi del barone De Coubertin alla neo-casistica di Serse Cosmi. Le fazioni sono due: quella del “fine giustifica i mezzi”, che nel mondo del calcio italiano conserva una maggioranza schiacciante, e quella dell’onestà e del “buon esempio”, che per ora conta due iscritti. Il primo è Zdenek Zeman: “Buffon è anche capitano e portiere della Nazionale: credo che debba dare l’esempio e dimostrare onestà”. Il secondo è Marcello Nicchi, presidente dell’Aia, l’associazione arbitri italiani: “Il mio portiere, il capitano della Nazionale ha detto cose che si poteva risparmiare, che non sono esempio per i giovani”.

Critica che a Buffon non è piaciuta affatto: “Non capisco a che tipo di aiuto si riferisca Nicchi altrimenti facciamo arbitrare i giocatori ed è finito il discorso… Trovo questa retorica avvilente quasi stucchevole. Ridirei le cose che ho detto sul gol fantasma, perché diversamente mi prenderei una responsabilità magari in una finale del mondiale. Dovrei affossare la mia squadra, e non avrei la forza”.

Dalla parte di Buffon ci sono tutti gli altri. A cominciare da Thiago Silva, avversario di Buffon nella gara incriminata: “Secondo me è giusto, anch’io avrei fatto lo stesso, il calcio è la mia vita, è il mio lavoro, avrei fatto come lui, non avrei parlato”. Il presidente della Figc Giancarlo Abete difende il portierone juventino: “Credo che alle sue dichiarazioni debba essere dato il giusto valore, ha parlato in un momento di grande intensità emozionale”. A lui si unisce il ct della Nazionale Cesare Prandelli: “No, non ho mai pensato di togliere la fascia di capitano a Buffon”. Un coro che conta anche il tecnico del Napoli Walter Mazzarri: “Con la carriera e la serietà di Buffon credo che vada rispettato”. Chiude Serse Cosmi, allenatore del Lecce: “Buffon è stato sincero a fine gara, ha espresso il suo stato d’animo e non mi permetto di bacchettarlo. Peraltro il 99% dei giocatori avrebbero fatto come Buffon, anche il 99% degli allenatori e pure io”.

La morale dell’ultimo processo del lunedì è che – a quanto pare – nel calcio italiano l’onestà è una forma di ipocrisia.