Calciomercato Roma: l’Imperatore non può fallire

Pubblicato il 28 Maggio 2010 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA

Adriano

Adriano Leite Ribeiro, 28 anni, per i tifosi semplicemente l’ ‘Imperatore’, è ad un passo dalla Roma. Indiscutibili qualità tecniche, abbinate ad una grande solidità fisica. Purtroppo non altrettanta forza ha mostrato sul piano psicologico, specie dopo la morte dell’amatissimo padre, nell’agosto del 2004.

Se i problemi (dalla depressione all’abuso di alcool) siano definitivamente superati e Adriano potrà essere il giocatore giusto per sostenere le ambizioni del club giallorosso e dei suoi tifosi, lo dirà lo spirito con cui tornerà in Italia, da dove fuggì l’ultima volta nell’aprile 2009, svestendo la maglia dell’Inter per rifugiarsi al sole della natia Rio de Janeiro, inseguito da una moderna ‘saudade’ che lui stesso raccontò ad un giornale del suo paese: “Dopo avere perso mio padre sono caduto in una profonda depressione.

Riuscivo a star meglio solo con l’alcol. Uscivo di casa ogni sera e ingerivo qualsiasi tipo di bevanda alcolica: vino, whisky, birra”. Un vortice che ha rischiato di risucchiarlo senza scampo e privare il calcio di un fuoriclasse. Gli inizi con il Flamengo, dalle giovanili alla prima squadra. Sbarca nel calcio europeo nell’estate 2001, all’Inter allenata da Hector Cuper. E si presenta a modo suo. Amichevole con il Real Madrid al Bernabeu, a 2′ dal termine Adriano segna il gol vittoria con una punizione a 170 km orari. Nel 2002 va in prestito alla Fiorentina, quindi al Parma (dove realizza 23 reti in 37 partite). Nel gennaio 2004 è di nuovo all’Inter. La stagione ’04-’05 è la migliore: segna 28 reti (10 in Champions) e vince la Coppa Italia. L’inizio dell’anno successivo è all’altezza delle aspettative. Poi, nel girone di ritorno, l’Imperatore si blocca. L’avvio della stagione ’06-’07 non va meglio. La forma è sempre più lontana, i gol non arrivano. Ad ottobre l’Inter gli impone alcuni giorni di “riposo assoluto”, con “un programma personalizzato di recupero psicofisico”. Adriano parte per il Brasile. Rientra in Italia dopo qualche giorno e sembra in ripresa. A dicembre, in campionato, ritrova la gioia della rete, ma è uno sprazzo passeggero. Roberto Mancini è convinto che il percorso di recupero sarà lungo ed il frenetico campionato italiano non può aspettare. Nel dicembre 2007, va in prestito per sei mesi al San Paolo e riprende a segnare. Al rientro in panchina c’è Mourinho ed inizialmente il rapporto è buono, ma poi si riaffacciano depressione ed alcol: “Tutto ricominciò come prima, mi sentivo solo e non avevo nessuno su cui fare affidamento – ha raccontato -. Ripresi a bere. Feste, donne, alcol. L’Inter, però, non era più disposta ad accettare il mio comportamento. Ero tornato in Italia per Mourinho. Non bastò”. Ad aprile 2009 Adriano va in nazionale e non rientra in Italia. Vuole smettere con il pallone e lo annuncia in una conferenza stampa. Il Flamengo gli apre le braccia e cambia idea. Adriano segna da subito, ma ricomincia anche il film già visto di allenamenti saltati senza giustificazioni. Il Flamengo non gli mette fretta, anzi gli affianca uno psicologo. Ripagato con una costante risalita delle prestazioni. Con 19 reti è capocannoniere del campionato che il Flamengo vince a dicembre. Non basta però per vincere i dubbi del ct. Dunga non lo convoca per il Mondiale in Sudafrica e Adriano si scoglie in lacrime. Potrebbe consolarsi con la maglia della Roma, pronta ad accoglierlo per scommettere sull’Imperatore ritrovato.